24 febbraio 2019

Il sale insipido e le ceneri

“Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13). Il sale insipido è ancora comune nei paesi orientali. È un tipo di sale definito “impuro”, cioè non salato, che in modo naturale si mescola a sostanze vegetali o con il terreno. Non utilizzabile in cucina, viene usato per sistemare i sentieri e strade, mescolato con la ghiaia. Buon giorno, mister Gallo, Chissà perché ti è venuta in mente la citazione evangelica e la piccola lezione sul sale insipido. E lui incalza: “Ascolta e impara. Ricordi il profeta Malachia che cita la “liscivia dei lavandai” (Ml 3, 2)?” La liscivia è un ottimo detersivo naturale, oggi diremmo “ecologico”, per il bucato e altre pulizie di casa. Si ricava dalla cenere di legno bruciato con un procedimento semplice. Si fa bollire la cenere in acqua per circa tre ore. Il liquido grigio, poi, viene filtrato più volte e così si ottiene la liscivia. Il primo sapone, sappilo, è stato ottenuto mischiando liscivia con olio di oliva o grasso animale. “Grazie per la seconda lezione. C'è altro?” Il Gallo finalmente tace. Mi si accendono in successione tre lampadine. La prima: i discepoli di Gesù sono il sale della terra. Il sapore è Lui. Sono i Vescovi e i laici, chiamati da Papa Francesco da tutto il mondo, per riflettere, pregare e discutere sulla responsabilità della Chiesa per gli abusi sessuali verso i minori. Il sale insipido si butta via per strada e verrà calpestato dagli uomini. La seconda: la liscivia che si ricava dalle ceneri purifica e rende pulito il bucato dell'anima. La Quaresima è vicina e pure “Le Ceneri”. La terza: i ragazzi e i giovani, il nostro domani. “L'educazione all'amore, agli affetti, alla corporeità e alla sessualità come dono di sé” (Erio Castellucci, Lettera alla città, 2019), è dovere primario della Chiesa verso i giovani, se si vuole comunicare con loro. Come fa la madre con i figli. Dal sale cristiano dell'educazione deriva il sapore della gioia cristiana, l'immacolato splendore della giovinezza che ci affascina. Ed ora te ne racconto una, Gallo sapientone. Il giorno del bucato a casa mia era un giorno di festa. Non per mia madre che preparava la liscivia e faceva il bucato sul terrazzo, dove stendeva i panni di una famiglia numerosa. (Lo so cos'è la liscivia, amico mio: il detersivo più comune del dopoguerra). Ma era festa per noi ragazzi. La gioia scattava all'ordine perentorio, che arrivava verso le 9 del mattino: “Tutti fuori, a giocare”. Il terrazzo era requisito, e noi potevamo correre fuori di casa, liberi, a piedi nudi, sulle strade bianche, lastricate e lisce, baciate dal sole. Che meraviglia l'innocenza.

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