3 febbraio 2019

Sulla sedia a rotelle, più in alto

Durante la recente visita di Papa Francesco a Panama, in occasione della GMG (Giornata Mondiale della Gioventù, 34a), una fotografia è diventata “virale”, cioè ha fatto il giro del mondo sui social media. L'ha scattata Carlos Yap, un illustre sconosciuto, per immortalare l'incontro tra l'amico Lucas e Papa Francesco, mentre passa davanti a una clinica, che si trova lungo la strada. Lucas è un giovane paralitico seduto su una sedia a rotelle, tenuta più in alto del muro della folla da un gruppo di amici. Non importa lo forzo per la lunga attesa: vogliono che veda il Papa per esaudire un suo desiderio. L'incontro tra Lucas e Francesco avviene, nei pochi attimi di uno sguardo, che Carlos, il fotografo, ha immortalato con la sua fotocamera e che ha emozionato il mondo intero. Averne di questi amici. Averne sguardi così, carichi di speranza. Molti hanno accostato il gesto all'episodio del Vangelo di Luca (5, 17-25) che racconta come un gruppo di amici, per superare la folla, calano davanti a Gesù un paralitico dal tetto della casa in cui si trovava, affinché lo veda e lo guarisca. Solo Lui può farlo. Il Gallo del mattino mi fa cenno con la testa (ormai ci conosciamo e ci capiamo al volo) per dirmi che siamo tutti in qualche modo paralitici e che ci vorrebbero degli amici che ci aiutino a camminare con qualche speranza nel cuore. Poi, mi indica la Lettera alla città di Don Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena, che ha scritto il consueto messaggio del 31 gennaio in occasione della solennità di San Geminiano, Patrono della Diocesi Modena-Nonantola. Si intitola “Seminatori di speranza”, e subito il pensiero va a Lucas, il ragazzo panamense sulla sedia a rotelle, e ai suoi amici. Comincio la leggere. “La speranza non è solo l'ultima a morire, come dice il proverbio, ma è soprattutto la prima e fondamentale spinta a vivere”. Don Erio si pone sotto la sedia a rotelle per tenerla in alto insieme con Papa Benedetto XVI (Enciclica Spe salvi), con San Paolo (Lettera a Romani), con San Geminiano (esorcista contro la sfiducia), e volgendosi alla comunità cristiana e civile pone la “questione demografica” come il paralitico da guarire. Da alcuni anni, in Italia, nascono meno bambini di quanti adulti muoiono. Si svuotano le culle e si allargano i cimiteri. Si allunga la vita, ma la popolazione invecchia, crescono le nostalgie e diminuiscono le speranze. Siamo in una prolungata stagione invernale: sotto zero per la vita. Occorre una speranza sociale che progetti una possibile prossima primavera. Intanto “buena esperancia”, a Lucas e a tutti quelli che hanno ricevuto il dono della vita.

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