Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

 
«Il Dio non è dei morti, ma dei viventi».
Dopo i farisei e gli scribi appaiono nuovi avversari di Gesù: i sadducei. Essi negavano la risurrezione come pura chimera umana e hanno adottato contro Gesù una diversa strategia di lotta. I sadducei temevano che l’affluenza delle folle verso Gesù potesse trasformarsi in agitazione politica che i Romani avrebbero soffocato brutalmente. Perciò miravano a limitare l’influenza di Gesù sulla vita pubblica. A questo scopo, hanno raccontato una storia di loro invenzione sui sette fratelli e la moglie del maggiore fra loro, ripromettendosi così di mettere in ridicolo Gesù e la credenza nella risurrezione. In realtà, la derisione si è rivolta contro gli avversari di Gesù. Egli dimostra infatti che il mondo futuro non è il prolungamento di questo, afferma che la morte sarà vinta e che coloro che risusciteranno avranno parte alla vita di Dio e non saranno più sottomessi alle leggi biologiche di questo mondo. Nel seguito del discorso, fondandosi sull’ Esodo (Es 3,6), libro che i sadducei consideravano sacro, Gesù presenta un argomento biblico sulla vita eterna: “Dio non è Dio dei morti”, e lo sarebbe se Abramo, Isacco e Giacobbe non vivessero più. Ma essi vivono e rendono gloria a Dio. Ciò significa anche che solo chi vive per Dio, vive davvero. Dio invita tutti gli uomini alla sua casa paterna, perché desidera che noi tutti beneficiamo con lui della pienezza della vita nell’immortalità.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 20,27-38)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Dalla Parola del giorno
«Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Vita nuova
Di ritorno dalla Messa al cimitero per l'ottavario dei defunti, faccio il giro più lungo possibile per ritornare in Oratorio. L'autunno è stupendo. I colori che spuntano da alberi e cespugli hanno tutte le sfumature di colore dal verde al rosso fuoco. Le cime già innevate lanciano lame di riflessi che esaltano trasparenze e contrasti. Cammino in silenzio e ringrazio il buon Dio che si prende cura di noi anche con questa bellezza. Un tappeto di foglie dai mille colori accompagna la mia gratitudine e ripenso al Rabbì, a quell'ennesimo tranello posto dai sadducei. (Ho dovuto presentare questo brano di Vangelo agl'ottantacinque ragazzi di quarta elementare della mia comunità e ho sudato di più del giorno della tesi!) I sadducei rappresentavano l'ala aristocratica e conservatrice di Israele, e si opponevano con forza al tradizionale insegnamento sulla resurrezione, considerandolo un' aggiunta posticcia all'autentico insegnamento di Mosè. La resurrezione è un'idea ridicola, sostengono i sadducei, e per mettere in crisi Gesù raccontano la storia della donna "ammazamariti". La risposta di Gesù, come sempre, è geniale. Il Rabbì non si lascia imbrigliare nei ragionamenti dei sadducei, non cerca di rispondere a tono, con lo stesso metodo, ma sposta il problema. Qui sta la grandezza e la bellezza di Gesù: per risolvere un problema sull'uomo, invita a guardare a Dio. Il testo che viene citato da Gesù non è propriamente sulla resurrezione, Lui non vuole fare una guerra esegetica a colpi di citazioni. Gesù - grandissimo! - sposta il problema: dall'uomo a Dio. Se Dio è il Dio dei vivi perché mai dovrebbe abbandonare gli uomini nella morte? Se Dio è il Dio dell'amore perché mai dovrebbe condannare al vuoto del nulla le sue creature? Ma c'è un altro punto sul quale Gesù vuole chiarirci le idee. Non bisogna confondere rianimazione e resurrezione, sono due cose ben diverse. La vita nuova nel giardino del Padre non sarà una riedizione di quella terrestre, non avremo a che fare con il mutuo, i vicini di casa, la raccolta differenziata, la malattia, l'assicurazione della macchina, le delusioni d'amore,... La vita nuova sarà nuova per davvero! La resurrezione è un mistero di novità e di passione, non un rimpasto di materiali di recupero. Animo fratelli, siamo chiamati a questa bellezza, siamo destinati a questo mistero di novità! Tutto inizia ora, oggi, adesso. Come per Zaccheo. E' l'oggi che dice la qualità del mio vivere da vivo. E' la quotidianità che decide il mio vivere da risorto.

Buona Settimana
don Roberto Seregni

Signore, Dio dei vivi, aiutaci ad aspettare la vita eterna nella responsabilità di trasformare questo mondo come testimoni della tua risurrezione. Dio dei vivi, di chi oggi è veramente vivente, insegnaci a costruire una cultura di vita per migliorare la nostra umanità. Grazie Gesù per aver promesso il paradiso al tuo compagno di croce. Grazie Maestro per essere andato prima, per prepararci un posto, in compagnia di Abramo, Isacco e Giacobbe. Grazie Signore risorto perché sarai con me nel momento della morte. Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi? ... L'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi (salmo 8).

.....una di queste 'verità dell'altro mondo' è la resurrezione, ossia la certezza che, in virtù della Sua Resurrezione, tutti a suo tempo risorgeremo. Una verità a cui forse anche noi pensiamo poco, ma che è il grande valore della vita. Che senso avrebbe, infatti, sperimentare, nascendo, la vita, se tutto, ma proprio tutto, finisse con la nostra morte? Che senso la bontà, la gioia, le fatiche e le ansie, il nostro 'affannarci', se poi tutto si rivelasse solo una breve, molto breve, e tante volte infelice esperienza su questa terra? D'altra parte, se affrontiamo la vita, sicuri che un giorno, con la morte, non solo non finirà, ma finalmente ne conosceremo in pienezza la ragione, entrando in una vita eterna, che sarà veramente la verità del nostro 'essere venuti al mondo', non possiamo non viverla già 'qui' con consapevolezza, responsabilità e serietà. Ma chi ci pensa? Si ha come la sensazione che si viva spesso alla giornata, come se un 'domani' non esistesse. Almeno una volta, sinceramente, ce lo siamo chiesto che sarà di noi dopo la morte? Soprattutto noi cristiani dovremmo possedere la certezza che in virtù della resurrezione di Gesù risorgeremo. Lo professiamo nel 'Credo nella resurrezione della carne e nella vita eterna'.

Disegno di Sergio Toppi

Il Vangelo unisce tutti; vissuto integralmente significa spiritualità cristiana; che è l'unica, la vera, la necessaria spiritualità per tutti. Occupazioni diverse ma spirito unico (UPS III, 188).

Ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della sua risurrezione, soprattutto in quegli ambienti umani dove più forte è l'oblio di Dio e lo smarrimento dell'uomo.... Perché questo si realizzi, bisogna rimanere in Cristo risorto e nel suo amore. La relazione con Gesù Risorto è l'atmosfera in cui vive il cristiano e nella quale trova la forza di restare fedele al Vangelo, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni.

Omelia Papa Francesco, 17 maggio 2015

Le tre case

C'era una volta un uomo piccolo come la punta di un ago. Anzi, più piccolo ancora. Era piccolo, ma aveva una voglia matta di crescere! Pensa: dopo appena 15 giorni da quando aveva incominciato a vivere, era già 125 mila volte più grande. Incredibile!! Eppure proprio vero. L'uomo abitava in una strana casa che girava per la città, correva, si piegava fino a terra; di notte, poi, si coricava e al mattino si alzava. La casa era interessante e tiepida, ma aveva un grande difetto: era tutta buia come un sacco chiuso. Là dentro non si poteva vedere niente: né formiche, né cavalli, né automobili. "Basta, disse finalmente un giorno l'uomo, dopo nove mesi; basta: voglio uscire, voglio uscire…". Si mise a spingere…ed eccolo fuori! "Oh, finalmente posso correre, giocare, fare il bagno, nuotare…Altro che la casa di prima! Questa sì che è stupenda: qui c'è il sole, ci sono le piante, i fiori, la neve…". Per ottant'anni l'uomo, tutte le mattine, alzava le braccia e diceva: "che bella questa terra!". Era felice e contento. Però un giorno incominciò a diventare triste. Vedeva che il sole tramontava e veniva la notte; le piante perdevano le foglie e diventavano brutte; i fiori diventavano fieno e la neve, fango. Allora si mise a sognare un'altra casa dove vi fossero tanti alberi verdi, i fiori rossi, la neve bianca e il sole splendente. Mentre pensava, morì. Tutti si misero a piangere.. Lui, invece, rideva! Vien da non credere, eppure lui rideva, rideva… Sfido io! Appena morto, gli si spalancarono le porte di una casa dove c'erano cose che non ti puoi immaginare. Un Papà buono - un vero Amore! - lo abbracciò; una Mamma bella - una vera meraviglia! - lo baciò. Lo baciò e lo prese per mano: "Vieni a giocare con noi! Vedi, qui tutto è nuovo: la terra è nuova, le stelle sono nuove. Vieni!". L'uomo non capiva più niente. "Ma non sono morto, io?". "No, no, gli gridarono milioni e milioni di voci: sei vivo, vivo per sempre!". Pazzo di gioia, l'uomo si mise a correre, a far capriole nei prati che non finivano mai, in mezzo ai fiori che non appassivano mai. Qui son proprio a casa mia, gridava, a casa mia!". Così finisce la storia delle tre case. Storia vera: storia mia e storia tua. Storia di tutti gli uomini che camminano su questa terra e, di tanto in tanto, guardano al cielo dove invece di piangere, tutti sono nella gioia accanto a Gesù, Maria e tutti i santi.

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