Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

È una brutta storia, non la favola dei fratelli Grimm, ma quella dei dirigenti del “Centro Studi Hansel e Gretel onlus” di Moncalieri (Torino), coinvolti in una vicenda di plagio su bambini indotti a raccontare storie inesistenti di violenze subite dai genitori. Il Gallo del Mattino mi guarda stralunato. È appena tornato dalle ferie e non ha seguito la cronaca dei fatti accaduti a Bibbiano (Reggio Emilia), dove la polizia ha scoperto un'organizzazione di adulti insospettabili (educatori, psicologi, politici) che speculava su bambini di famiglie in difficoltà per sottrarli ai genitori e affidarli a famiglie “amiche” con il corrispettivo beneficio economico. La favola dei fratelli Grimm racconta invece di due genitori, poverissimi, che non sapendo come sfamare i propri figli, Hansel e Gretel, li abbandonano nel bosco, sperando che qualcuno di buon cuore li accolga e offra loro una sorte migliore. In realtà, una strega cattiva li fa entrare a casa sua e li mette all'ingrasso, per poi mangiarseli. Ma i due fratellini sono svegli. Spingono la vecchiaccia nel forno pronto per loro, e se ne tornano a casa portandosi via le ricchezze della strega. Come molte favole anche questa è un po' macabra, ma almeno assolve alla funzione di imprimere nella mente quali sono le cose buone e quali sono quelle cattive. Le colonnine di allerta che ci vengono dalla cronaca e dalla favoletta, naturalmente, ci inducono a schierarci dalla parte delle piccole vittime, mettendoci a fianco dei genitori defraudati. L'iniziazione alla vita cristiana dei più piccoli è la vera alternativa ai mascalzoni che rubano l'anima ai ragazzi. A chi tocca questo compito così arduo?Alla comunità ecclesiale, alla testimonianza della Parrocchia nel suo insieme: incontri, oratorio, accoglienza, Caritas. assemblee liturgiche, cura degli anziani, partecipazione dei genitori e dei giovani all'azione della catechesi. Tutti siamo chiamati a difendere i piccoli, perché tutti chiamati alla trasmissione del dono della fede, vicino ai pastori, non tanto per trasmettere la dottrina, quanto per dare testimonianza della gioia di vivere, che è nel Vangelo di Gesù. Il Gallo mi ferma: <<Belle parole, bravo!>>. Mi fa capire di mettere i piedi per terra. Poi aggiunge: <<Ma tu, avresti un modello da proporre ai più piccoli per aiutarli a incontrare e a conoscere Gesù?>>. Io ce l'avrei, e non si tratta di un santo della porta accanto, ma sono quasi certo che potrebbe suscitare un certo entusiasmo tra i piccoli. È Bulldozer, ovvero Bud Spencer. Pugno grosso e cuore grande. Capace di far capire come si vince la partita della vita, buttando fuori campo quelli del “Centro Studi Hansel e Gretel onlus” e tutta la cricca dei sanguisuga. <<Però, nel Vangelo non c'è uno come Bulldozer>> sostiene il Gallo. E il Cireneo allora? Forse era uno smilzo? Comunque, Gesù ne ha fatte più grosse di Bulldozer.

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«La vostra pace scenderà su di lui».
Non ci si fa da sé discepoli di Gesù. Si ricevono da lui la missione e la grazia necessaria per compierla. Si è mandati. Vi è dunque un doppio compito: ascoltare Dio per ricevere da lui la nostra missione particolare (e ciò attraverso il ministero della Chiesa, nella maggior parte dei casi) e pregare, pregare senza sosta, perché Dio mandi operai nella sua messe. Ma non bisogna mai perdere di vista il fatto che la missione è quella di Gesù; e che noi non siamo che i suoi inviati. È necessario che ci rendiamo trasparenti perché si possa riconoscere, attraverso di noi, ovunque ci troviamo, la persona di Gesù. Di qui le molteplici raccomandazioni che sono altrettanti mezzi di conformarsi al maestro, mezzi che ci faranno acquistare una libertà sovrana rispetto alle cose materiali e permetteranno alle realtà spirituali di rendersi visibili in noi. E per vivere ciò, bisognerà domandare senza sosta la grazia di essere discepoli: pregare sempre, pregare perché Dio abiti in noi e possa trasparire da noi, affinché altri uomini, incontrandoci, possano incontrarlo.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)

«La vostra pace scenderà su di lui».
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Dalla Parola del giorno
«Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Discepoli nudi
Gesù vuole discepoli nudi. Li invia senza nulla, spogli di ogni sicurezza materiale. La forza dei discepoli del Rabbì Nazareth non sta nell'organizzazione o nei mezzi impiegati, ma in quell'uragano di passione che riempie la loro vita. Questo basta. Non hanno né borsa, né sandali, né pane, ma il cuore è incandescente di quella Parola che ha sovvertito tutti i criteri di misura e di ricchezza. Non conta la forza, il potere, le ricchezze; ma la semplicità, il servizio, la leggerezza. Non hanno nulla, sono uomini nudi, spogliati, alleggeriti, semplificati, inviati come agnelli tra i lupi. La fiducia è tutta nel Padre. I settantadue lo sanno, non sarà una sorpresa. Si preparano a farsi sbranare. Non avranno consensi oceanici. Nessuno preparerà tappeti rossi e lanci di petali. Né per loro, né per Gesù. Sono mandati a due a due. La missione parte dalla fraternità, dall'annuncio vitale ed epidermico che il Regno annunciato dal Figlio è quello del Padre. Non c'è un re, un faraone, un dittatore. Il Regno è quello del Padre. Una casa per i fratelli. Si parte a due a due. Sono pronti al contagio. Sono pronti ad annunciare pace, a seminare speranza. Sono pronti a preparare la strada al Signore. Hanno fretta i discepoli, nel cuore c'è l'urgenza dell'annuncio. Non c'è tempo da perdere. Non c'è nulla che possa slegare il cuore dalla priorità del Vangelo. Questi settantadue sono i pionieri di un popolo immenso di appassionati del Regno. Ufficio, casa, università, palestra, treno, bar sono i luoghi della missione in cui prosegue l'invio del maestro. Non è roba solo da preti, suore o monaci. E' la missione dei battezzati, del popolo di Dio chiamato a contagiare di passione, a far sorgere domande, a mettere in discussione logiche di potere, a ribaltare gerarchie sterili. Ecco, cari amici, tra ombrelloni o rifugi alpini, tra ufficio o fabbrica, a questo siamo chiamati. Il Signore ci invia. Invochiamo lo Spirito e lasciamo che la Sua Parola renda incandescente la nostra vita!

Buona Settimana
don Roberto Seregni
O Padre, come alla Vergine Maria hai fatto gustare la bellezza del tuo amore così fa scoprire ai nostri giovani la bellezza di una vita donata a te in una speciale consacrazione al servizio dei fratelli nella via del sacerdozio o della vita religiosa. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore Amen.

"Partono, forti di una parola: "Dio è vicino"; vanno, senza pane né sandali né denaro, senza nulla di superfluo. Senza cose. Semplicemente uomini. Ed è un viaggio verso l'uomo essenziale, liberato da tutto il superfluo.... Sarai tanto più vicino a Dio, quanto più sprofonderai nel tuo essere uomo... L'unica preoccupazione dell'annunciatore è di essere infinitamente piccolo. Allora il suo annunzio sarà infinitamente grande"

da Ermes Ronchi, Respirare Cristo, edizioni San Paolo.


Disegno di Sergio Toppi

Apostolato! Questo semplice termine racchiude tutta una missione, tutto un programma. E' apostolo chi prega, chi parla, chi agisce, chi soffre, chi ama, chi spera. Ma è anche e molto apostolo chi scrive, chi imprime, chi diffonde la parola di Dio (AE, 5)

E questo è il dono che ci dà Gesù con lo Spirito Santo. Questo annuncio è dire: «È vicino a voi il Regno di Dio» (v. 9), perché Gesù ha “avvicinato” Dio a noi; Dio si è fatto uno di noi; in Gesù, Dio regna in mezzo a noi, il suo amore misericordioso vince il peccato e la miseria umana. E questa è la Buona Notizia che gli “operai” devono portare a tutti: un messaggio di speranza e di consolazione, di pace e di carità. Gesù, quando manda i discepoli davanti a sé nei villaggi, raccomanda loro: «Prima dite: “Pace a questa casa!”. […] Guarite i malati che vi si trovano» (vv. 5.9). Tutto questo significa che il Regno di Dio si costruisce giorno per giorno e offre già su questa terra i suoi frutti di conversione, di purificazione, di amore e di consolazione tra gli uomini. È una cosa bella! Costruire giorno per giorno questo Regno di Dio che si va facendo. Non distruggere, costruire!

All’Angelus: Piazza San Pietro - Domenica, 3 luglio 2016

Uno strozzino morì. Per tutta la vita, egoista e spergiuro, aveva accumulato ricchezze sfruttando i poveri e carpendo la buona fede del prossimo. La sua anima cadde nel profondo baratro dell'inferno, che le avvampò tutt'intorno. Gridò allora: "Giudice supremo delle anime, aiutami. Concedimi una sosta, fa' sì che ritorni sulla terra e ponga rimedio alla mia condanna!". Il Giudice supremo lo udì e chinandosi dall'alto sul baratro dell'inferno chiese: "Hai mai compiuto un'opera buona, in vita, cosicché ti possa aiutare adesso?". L'anima dello strozzino pensò a tutto quel che aveva fatto in vita, e più pensava e meno riusciva a trovare una sola azione buona in tutta la sua lunga esistenza. Ma alla fine si illuminò e disse: "Sì, Giudice supremo, certo! Una volta stavo per schiacciare un ragno, ma poi ne ebbi pietà, lo presi e lo buttai fuori dalla finestra!". "Bravo! - rispose il Giudice supremo. - Pregherò quel ragno di tessere un lungo filo dalla terra all'inferno, e così ti ci potrai arrampicare". Detto fatto. Non appena il filo di ragno la toccò, l'anima dello strozzino cominciò ad arrampicarsi, bracciata dopo bracciata, del tutto piena d'angoscia perché temeva che l'esile filo si spezzasse. Giunse a metà strada, e il filo continuava a reggere, quando vide che altre anime s'erano accorte del fatto e cominciavano ad arrampicarsi anch'esse lungo lo stesso filo. Allora gridò: "Andate via, lasciate stare il mio filo. Regge solo me. Andatevene, questo filo è mio!". E proprio in quel momento il filo si spezzò, e l'anima dello strozzino ricadde nell'inferno. Infatti il filo della salvezza regge il peso di centomila anime buone, ma non regge un solo grammo d'egoismo.

Bruno Ferrero

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