Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

Caro Gallo del Mattino, hai letto la notizia su Maurice? È un pennuto come te, fa chicchirichi, e vive a Saint Pierre d'Olèron, nella campagna dell'Ovest della Francia. Lui fa il suo dovere ogni mattina allo spuntare del sole, ma parte della popolazione non accetta la sveglia così mattiniera e ha fatto causa alla proprietaria, che a sua volta ha costituito un comitato in sua difesa. Là, in Francia non scherzano, quelli usano la ghigliottina. Aspettiamo la sentenza del 4 luglio. Qui da noi certe questioni le risolviamo con un gioco divertente, il gioco della torre. Ti spiego. Siamo a Modena, in cima alla torre campanaria della Ghirlandina, e sei obbligato a buttare giù uno di due grandi eroi dei fumetti. Butti giù Paperino, che ha appena compiuto 85 anni, oppure Tex che l'ottobre scorso ne ha compiuto 70? Il Gallo che mi ha ascoltato con pazienza, finalmente sbotta: “Ma io butto te!”, mentre protegge sotto le ali i suoi due eroi preferiti. E così ci siamo messi di disquisire sul “gioco della torre”, individuando le coppie di antagonisti e chi bisogna buttare giù. Un gioco antico che assomiglia al ballottaggio nelle elezioni. Il Gallo mi ha spiegato che nel suo mondo questo gioco non esiste. E non capisce perché gli umani si divertano a farlo. Infatti, i capponi pur non essendo grandi trasvolatori, se li butti giù dalla torre, in qualche modo planano a terra e non si fanno male. E già. Allora gli propongo un'altra versione del gioco. Io dico il nome di una città, di una Regione, o di un libro e tu mi dici il nome di una torre famosa collegata. Per esempio. Dico: “Parigi”. E lui, subito: “Tour Eiffel”. Bravo, hai capito. Cominciamo. Se dico Bologna? Torre della Garisenda e degli Asinelli. Facile anche questa. Toscana? Torre di Pisa. Sei bravo, usciamo dall'Italia. Londra? Torre dell'Orologio. New York? Torri Gemelle, distrutte nel 2011 da un attentato terroristico. Che storia tremenda è stata quella. Da turista c'ero stato lassù, anni prima, e mi aveva affascinato non tanto l'altezza (417 metri) né il panorama mozzafiato di Manhattan, quanto l'oscillare dei due giganti che sfidavano il cielo e il vento. A proposto di sfide, se ti dico Bibbia? La Torre di Babele. Qui si confusero le lingue e gli uomini non si capirono più tra loro. Fermati, mi dice il Gallo, adesso posso farti io una domanda? Se dico: Litanie mariane? Facile. Turris davidica; Maria, Torre di Davide. La torre di Davide era la fortezza che dominava Gerusalemme, dove si insediò il re Davide, dopo aver conquistato la città. Divenne il simbolo del suo dominio e della sua potenza invincibile contro gli assalti del nemico. Forza e bellezza in relazione tra loro indicano l’integrità dell’essere. Per questo la Chiesa attribuisce alla Vergine Maria le parole che la Bibbia dedica alla sposa del Cantico dei Cantici: «Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi» (Ct 4,4). Ci rifugiamo sotto la tua protezione, o Maria. Coraggio, arriveranno buone notizie da Sant Pierre d'Orlèon.

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«Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà».
Il giorno di Pentecoste Gesù comunica se stesso ai discepoli per mezzo dell’effusione dello Spirito Santo. La piena rivelazione di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo si ha nel mistero della Pasqua, quando Gesù dona la vita per amore dei suoi discepoli. Bisognava che questi sperimentassero innanzitutto il supremo dono dell’amore compiuto da Gesù per comprendere la realtà di Dio Amore che dona tutto se stesso. Egli, oltre a perdonare i peccati e a riconciliare l’uomo con sé, lo chiama ad una comunione piena di vita (“In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me ed io in voi”: Gv 14,20); gli rivela la ricchezza dei suoi doni e della speranza della gloria futura (Ef 1,17-20); li chiama ad una vita di santità e di donazione nell’amore al prossimo (“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”: Gv 15,12). Anch’essi sull’esempio del loro maestro sono chiamati a dare la vita per i fratelli (“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”: Gv 15,13). Per ora essi sono incapaci di accogliere e accettare tali realtà. Lo Spirito Santo farà entrare nel cuore degli apostoli l’amore di Cristo crocifisso e risuscitato per loro, li consacrerà a lui in una vita di santità e d’amore, li voterà alla salvezza delle anime. Non saranno più essi a vivere, ma Gesù in loro (cf. Gal 2,20). Ogni cristiano nel corso del suo cammino è chiamato ad arrendersi all’amore e allo Spirito di Cristo crocifisso e risorto. Oggi è il giorno della decisione.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)

«Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà».
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Dalla Parola del giorno
«Quando verrà lo Spirito di verità Egli vi guiderà alla verità tutta intera».

L'impronta della Trinità
Investiti dal soffio dello Spirito, lasciamoci portare dalla sua potente dolcezza. Permettiamoci - almeno una volta - di perdere il controllo. Coraggio! Zaino in spalla, scarpe comode e via. Senza paura. Il Risorto è con noi! Lubrificati dal dono dello Spirito, smettiamola di guardarci alla spalle, di contare quanti passi ci separano dalle nostre comode certezze. Lasciamo che sia lo Spirito a tracciare il sentiero, apriamo bene gli occhi e raccogliamo tutte le tracce del Suo passaggio.(Il fiatone è un buon segno, tranquillo. Preoccupati, invece, se intorno a te è tutto fermo e fossilizzato.) La festa della Trinità che oggi celebriamo, è l'esplosione della bellezza e della novità di Dio. Gesù ci fa incontrare un Dio inaudito, indeducibile da ogni premessa. Gesù svela che il Volto di Dio è amore, festa, incontro, relazione, amicizia, comunione, famiglia, danza! Che spettacolo: la bellezza della Trinità è davvero imbarattabile con qualsiasi altra immagine di Dio in circolazione. Ci penso e ci ripenso, davanti ad un Dio così non possiamo accontentarci più di un "cattolicesimo minimo" e della ricerca degli scoop miracolistici. A volte ho l'impressione che il nostro sia un cristianesimo annacquato che ha diluito la potenza della Parola con inutili sentimentalismi religiosi, che ha svuotato la novità di Gesù con forme ammuffite di buon senso, che ha barattato il coraggio dell'amore con il quieto vivere. Coraggio, cari amici, la festa della Trinità ci riporta al fondamento della fede, alla scoperta di quel Dio dal respiro incandescente d'amore che crea e ricrea a Sua immagine e somiglianza. La Sua impronta è in noi, non dubitiamone. E' in te, fratello che non trovi pace. E' in voi, amici che vi chiedete perché il vostro matrimonio è attraversato dalla fatica. E' in te, sorella che non sai mettere il tuo cuore nelle mani di nessuno. E' in te, fratello che ti senti uno straccio, inutile e da buttare. E' in te che ogni giorno devi riconsegnare nelle Sue mani il tuo sì. E' in te, sorella che non sai dire il tuo amore e ti tormenti da anni. E' in te, fratello che invecchi e non riesci a ritrovare il tuo posto nel mondo. E' in voi, amici, che desiderate la felicità e che ancora non sapete che quello che cercate ha un volto e un nome: Gesù, il Rabbì di Nazareth.

Buona Settimana
don Roberto Seregni
Padre santo, Dio di infinita potenza, tu con il tuo unico Figlio e con lo Spirito santo sei un solo Dio e un solo Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Quanto hai rivelato della tua gloria noi lo crediamo e, con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo unico Figlio e dello Spirito santo. Nel proclamare te Dio vero ed eterno noi adoriamo la Trinità delle Persone, l'unità della natura, l'uguaglianza nella maestà divina.
C'è una parola che mi colpisce molto, ed è debolezza. Lo sguardo di Gesù sui discepoli è uno sguardo di compassione sulla loro debolezza: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso...". Gesù vede la debolezza dei suoi, la loro incapacità a portare il peso delle parole che egli ancora avrebbe da dire... la solennità di oggi ci dice che ci sono pesi che non siamo in grado di portare senza il sostegno del suo Spirito, e che c'è un mistero, quello del Figlio, che da soli non siamo in grado di sondare. Allora il dono dello Spirito Santo non è un premio per la nostra bravura, non è un premio per il fatto che nonostante tutto rimaniamo cristiani, ma è un dono per chi si riconosce debole, fragile, per chi sa di essere debole, fragile. Sento che è per me questo dono, che è per tutti coloro che riconoscono la propria vita come una vita ferita, lacerata, che non sempre si sente all'altezza, che non sempre ha una risposta pronta, che non sempre è vincente. Cosa significa dire che Dio è Trinità? Ci aiuta un vecchio film, di un autore polacco, che ha realizzato pellicole non certo leggere e facili, ma ricche di spiritualità. In "Decalogo 1 - Io sono il Signore Dio tuo" del 1988, Krzysztof Kieslowski immagina un bambino che chiede alla nonna se lei crede davvero in Dio. Alla risposta affermativa, lui chiede ancora alla nonna "Ma sai chi è Dio?". La nonna, con un sorriso, non dice una parola, ma apre le braccia e stringe a se il bambino, e gli chiede "Cosa senti adesso?". Il bambino risponde "Ti voglio bene!". La nonna risponde "questo è Dio!" Ecco cosa è la Trinità. Una esperienza di amore che avvolge, stringe, sorregge e protegge. E' questo quello che Gesù ha fatto con i suoi amici, insegnando a fare altrettanto. In questa esperienza di amore che avvolge, c'è la spiegazione di Dio Trinità.

Disegno di Sergio Toppi

Tutto deve terminare alla domenica in un gran "Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus" ad onore della SS. Trinità, cantato dagli angeli, come programma di vita, apostolato e redenzione di Gesù Cristo; il Paolino vive in Cristo (AD, 183).

“Oggi celebriamo la solennità della Santissima Trinità, che presenta alla nostra contemplazione e adorazione la vita divina del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: una vita di comunione e di amore perfetto, origine e meta di tutto l’universo e di ogni creatura, Dio. Nella Trinità riconosciamo anche il modello della Chiesa, nella quale siamo chiamati ad amarci come Gesù ci ha amato. È l’amore il segno concreto che manifesta la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. È l’amore il distintivo del cristiano, come ci ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). E’ una contraddizione pensare a cristiani che si odiano. E’ una contraddizione! E il diavolo cerca sempre questo: farci odiare, perché lui semina sempre la zizzania dell’odio; lui non conosce l’amore, l’amore è di Dio!”.

Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 15 giugno 2014

Dio è un mistero. Noi possiamo solo cercare di farcene un'immagine. Giovanni di Ruysbroek, quando pensava a Dio, pensava al mare. Giovanni vive in Olanda, un paese piatto, piatto. Uomini pacifici coltivano i campi. Giovanni, però, vuole vivere solo per Dio e perciò abbandona la compagnia degli uomini e cerca la solitudine. Per essere soli bisogna abitare vicino al mare, perché nessuno vuole vivere accanto alle dighe. Lì soffia sempre un forte vento e a volte onde alte scavalcano le barriere delle dighe. Proprio lì Giovanni si è ritirato per abitare in una semplicissima capanna. La gente si meraviglia. A volte qualcuno viene a visitarlo e gli chiede: "Giovanni, ma che cosa fai da queste parti?". "Io cerco Dio e qui gli sono molto vicino, qui mi riesce facile pensare a lui" risponde. "Noi pensiamo a Dio quando siamo in chiesa, lì abbiamo delle immagini di lui". "Anch'io ho un'immagine di lui" dice Giovanni. "Dov'è? Faccela vedere!". Giovanni li conduce sulla diga. Il mare è calmo e si stende senza confine. "Guardate, questa è la mia immagine di Dio: così è il Padre, infinitamente grande come questo mare!". La gente rimane per molto tempo in silenzio. "Certo, lo vediamo - dice uno -, ma noi abbiamo anche immagini di Gesù; un artista le ha dipinte da poco sulla parete della nostra chiesa". "Se vi fermate fino a stasera, vi farò vedere la mia immagine di Gesù". Dopo queste parole Giovanni si ritira nella sua capanna. I bambini giocano sulla spiaggia, gli adulti chiacchierano tra di loro. Però i loro sguardi si rivolgono continuamente verso il mare, verso il grande oceano. La sera tutti vogliono entrare nella capanna di Giovanni. "Dov'è l'immagine di Gesù?". Giovanni li porta di nuovo con sé allo stesso posto. Il mare è cambiato, è diventato irrequieto. È l'ora dell'alta marea e le onde salgono sempre di più. Una dopo l'altra, battono contro la diga, si accavallano, si infrangono e ritornano formando una bianca schiuma. Le dighe non sono chiuse completamente e l'acqua può entrare dappertutto e inondare la terra. Presto all'intorno tutto è coperto d'acqua. Giovanni dice: "Adesso il mare non è più lontano. L'immenso oceano ha mandato le sue onde e l'acqua è entrata dappertutto. Anche Dio è così. Il Padre manda il Figlio. Questi bussa dappertutto e va alla ricerca di tutti". Questa è un'immagine che la gente capisce. Sì, è proprio così; Gesù ha trovato la strada per venire incontro a ciascuno. Un grande silenzio si diffonde tra la folla. Solo uno vuole porre un'ultima domanda: "Giovanni, possiedi anche un'immagine dello Spirito Santo?". Giovanni sorride, perché proprio in quel momento l'acqua ha cominciato a muoversi di nuovo. I flutti che inondano la spiaggia cominciano a ritirarsi pian piano. "Guardate che cosa succede adesso! Il mare torna indietro. E guardate, esso porta con sé foglie, legna, erba. Tutto viene afferrato dal mare e portato via, riportato nell'immenso mare. E questa è l'opera dello Spirito Santo. Ci afferra, ci porta con sé, ci riporta al Padre". Tutto ritorna a Dio.

Fonte non specificata

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