Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

È tempo di prime comunioni e cresime, un'emozione per i genitori, per i catechisti, e in parte anche per i nostri ragazzi protagonisti. Quando li vedi compunti, silenziosi, con le mani giunte, ti viene il singulto della commozione celeste. Li osservi e non ci credi nemmeno che all'improvviso siano diventati degli angioletti. Ma oggi è Pentecoste. Lo Spirito Santo, promessa del Padre, inviato da Gesù sui discepoli riunti in preghiera con Maria nel Cenacolo, fa cose grandi, rinnova il mondo, ci tranquillizza, illumina la mente, fa svanire le nostre paure, moltiplica i linguaggi, e dà carne alle nostre speranze, che sono i ragazzi. Vieni, o Santo Spirito, nei nostri cuori. <<Scusa, se disturbo la tua meditazione>>. È lui, il pennuto del mattino, che viene a dire la sua. <<Come va, amico mio? Dopo tanta pioggia nel mese scorso, finalmente una bella giornata>>. Gli faccio allegramente. <<Non divagare. Volevo solo farti notare, sui ragazzi, che le scuole ormai sono terminate. E anche per questo sono felici e contenti>>. Giusta osservazione. Ora partiranno per le vacanze. Alcuni fortunati parteciperanno ai vari campi scuola, organizzati dalle parrocchie, dalle scuole cattoliche, da istituti religioni, come quello delle benemerite Piccole Sorelle di Gesù Lavoratore (9-16 giugno 2019, a Sant'Andrea Pelago, Modena. Animatore don Mimmo Aquino). Mentre “loro” sono in vacanza, noi adulti, facciamo un po' di doposcuola, e andiamo a ripetizione dallo Spirito Santo. Materia interessante di riflessione ci viene “dalla tre giorni diocesana”, appena terminata al Centro Famiglia di Nazareth a Modena (5-8 giugno). I partecipanti hanno affrontato il tema dell'iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi. Contenuti, linguaggi, fede generativa. Sono i filoni di riflessione che ispireranno Don Erio Castellucci per la prossima lettera pastorale alla Diocesi. Lo Spirito ci suggerisce di imparare anche parole e sigle nuove, che circolano nel mondo educativo e pastorale. Ad esempio: resilienza. Cosa vuol dire e perché si usa? Nella fisica è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Nella vita dell'uomo è la capacità di affrontare e superare in modo positivo un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Si avvicina all'idea di resistenza, di coraggio, di fede nello lo Spirito di Dio. Tra le sigle interessanti da studiare, c'è LGBT (lesbiche, gay, bisex, trans): sono i figli che si svelano nelle famiglie eterosessuali. Creano non pochi disorientamenti nei genitori. Niente paura, essi crescono e chiedono aiuto come tutti i figli. Essendo un percorso genitoriale non facile, si lascino guidare dallo Spirito che ci rivela la “verità tutta intera”, la verità del Crocifisso. Un'altra sigla, bella e stimolante, è MAAM (Maternity as a master). Racconta che i metodi “generativi e genitoriali” usati in famiglia, funzionano benissimo anche sul lavoro. E viceversa. Mi giro e il nostro Gallo non c'è più. Fa sempre così quando scrivo due parole in inglese. Allergia da brexit.

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Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo ed è la Persona divina che diffonde nel mondo la possibilità di imitare Cristo, dando Cristo al mondo e facendolo vivere in noi. Nell’insegnamento e nell’opera di Cristo, nulla è più essenziale del perdono. Egli ha proclamato il regno futuro del Padre come regno dell’amore misericordioso. Sulla croce, col suo sacrificio perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l’amore mediante - e non contro - la giustizia e l’ordine. Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono. Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso i sacramenti del battesimo e della riconciliazione e nei gesti della vita cristiana. Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa! Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con misericordiae con gioia, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto, e che esulta eternamente nello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv14,15-16.23-26

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Dalla Parola del giorno
«…lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Il soffio dello Spirito
Però, sono già passati cinquanta giorni! I ritmi della vita parrocchiale sono così stretti, che il tempo pasquale è davvero volato. Ripenso alle molte persone incontrate, alle gioie e alle fatiche che molti amici hanno condiviso con me, alle scelte importanti che qualcuno sta per intraprendere, alle ultime settimane di preparazione all'ordinazione sacerdotale dei nostri diaconi... Ripenso a ciascuno di loro, alle nostre comunità e spero che davvero questi cinquanta giorni siano stati occasione di incontro con il Risorto. La Pentecoste che oggi celebriamo non è un invenzione di Gesù o dei primi cristiani. Essa è un' antica festa ebraica nella quale si fa memoria del giorno in cui il popolo d'Israele ricevette la legge di Dio al monte Sinai, che secondo i calcoli interni alla Bibbia avvenne cinquanta giorni dopo la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. E noi, cinquanta giorni dopo la Resurrezione di Gesù, celebriamo il dono definitivo della legge di Dio: lo Spirito Santo. Solitamente, quando si parla dello Spirito Santo, ci sono idee un po' confuse... Allora vorrei subito chiarire che lo Spirito Santo non è una cosa, ma una persona, una presenza. Immagino che molti di voi stiano andando a cercare nella memoria qualche ricordo del catechismo della Cresima, per scovare qualche informazione in più su questo illustre sconosciuto che è lo Spirito Santo. Se avete in mente qualche bella definizione tenetevela stretta, ma lo Spirito ci tiene ad essere riconosciuto per quello che fa e che opera, più che per quello che si dice di Lui. Se una Parola della Scrittura, un brano della liturgia, una parola di una meditazione ti hanno colpito il cuore, non avere dubbi: è opera dello Spirito Santo. Se un incontro inaspettato con una persona cara risolleva una settimana veramente grigia, non avere dubbi: lì c'è il Suo tocco. Se dopo un periodo di letargo spirituale senti il desiderio di metterti davanti a Dio e ricevere il suo perdono, non stai impazzendo, tranquillo: è l'azione dello Spirito. Se trovi dentro di te un coraggio mai sperimentato prima nel prendere una decisione importante, nel mettere ordine in una relazione che ti fa star male, nell'aprirti di cuore ad un perdono inaspettato, non avere dubbi: è lo Spirito che lavora il tuo cuore. Ecco cosa fa lo Spirito Santo: è il lubrificante della nostra fede! Se gli ingranaggi della nostra vita spirituale sono vecchi, arrugginiti e ammuffiti, è Lui che interviene in modo discreto ed efficace per rendere viva e palpitante la nostra fede. Lo Spirito Santo ci libera da quelle incrostazioni che rendono la fede noiosa e burocratica come la compilazione di un 730! Allora coraggio, cari amici! Alziamo le vele e lasciamoci guidare dal soffio dello Spirito. Lui che è "datore di vita" (1 Cor 15,45) e che "ci ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (Rm 8,2), ci faccia sperimentare ogni giorno la novità e la bellezza della vera fede nel Cristo Risorto.

Buona Settimana
don Roberto Seregni
Grazie Signore Gesù che mediante il tuo Spirito parli la mia lingua, al mio cuore. Grazie perché mai m'abbandoni e mi consoli soprattutto quando orgoglioso ti sfido e poi sconfitto m'allontano e il fallimento mi confonde e non comunico più ed è la morte. Il tuo Spirito mi faccia regalo dei suoi doni e dei suoi frutti per vivere una vita vera, autentica. E mi sostenga nel cammino, nel mio impegno e nella mia fatica. O Soffio di Dio o Suo Respiro, o principio di Vita nuova, che scaturisci dall'alleanza e dal perdono, o Forza che santifichi vivificante, che consacri investendo per la missione, che fai rinascere facendoci strumenti, o Paraclito, giustificami nella colpa, difendimi dall'accusa.
Lo Spirito è il Consolatore perché Lui, Dio, è sempre con noi. Dio non è la soluzione ai nostri limiti, ai nostri problemi. Dio non è il talismano che ci toglie fuori da ciò che non possiamo risolvere noi. Non è vero che Dio toglie il dolore. Dio sta con il dolore, non lo toglie (il che è molto diverso): è il Con-solatore. Quando soffro non prego Dio perché mi tolga il dolore, ma perché io possa sentire la sua presenza vicino al mio dolore, perché lui mi possa consolare e così anche il mio dolore possa essere più affrontabile. Ci saranno momenti della vita in cui nessuno potrà raggiungerci, in cui saremo di fronte a scelte così personali che spetteranno solo a noi, in cui nessuno potrà scegliere per noi e dove saremo soli con noi stessi. Ma non siamo mai per davvero soli perché Lui, il Consolatore, è sempre al nostro fianco. Non prenderà la soluzione per noi, ma starà al nostro fianco. Non ci toglierà la solitudine ma ci prenderà la mano: è il Consolatore.

Disegno di Sergio Toppi

Preghiamo sempre per le vocazioni, perchè proprio di quelle anime li che si comunica lo Spirito Santo in maggiore abbondanza. Le vocazioni! Frutti di questa permanenza, di questa abitazione dello Spirito Santo nelle anime (AP1958/1, p.106).

La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale: riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato; toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli. L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, dice: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,14-15). Ecco la relazione riallacciata: la paternità di Dio si riattiva in noi grazie all’opera redentrice di Cristo e al dono dello Spirito Santo. Lo Spirito è dato dal Padre e ci conduce al Padre. Tutta l’opera della salvezza è un’opera di ri-generazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall’orfanezza in cui siamo caduti. Anche nel nostro tempo si riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani: quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna ad una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l’altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre; e altri segni simili. A tutto questo si oppone la condizione di figli, che è la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondo “DNA”, che però è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito. Dall’immenso dono d’amore che è la morte di Gesù sulla croce, è scaturita per tutta l’umanità, come un’immensa cascata di grazia, l’effusione dello Spirito Santo. Chi si immerge con fede in questo mistero di rigenerazione rinasce alla pienezza della vita filiale. «Non vi lascerò orfani». Oggi, festa di Pentecoste, queste parole di Gesù ci fanno pensare anche alla presenza materna di Maria nel Cenacolo. La Madre di Gesù è in mezzo alla comunità dei discepoli radunata in preghiera: è memoria vivente del Figlio e invocazione vivente dello Spirito Santo. E’ la Madre della Chiesa. Alla sua intercessione affidiamo in modo particolare tutti i cristiani, le famiglie e le comunità che in questo momento hanno più bisogno della forza dello Spirito Paraclito, Difensore e Consolatore, Spirito di verità, di libertà e di pace.

Basilica Vaticana Domenica, 15 maggio 2016

Un fiume, durante la sua tranquilla corsa verso il mare, giunse a un deserto e si fermò. Davanti ora aveva solo rocce disseminate di anfratti e caverne nascoste, dune di sabbia che si perdevano nell'orizzonte. Il fiume fu attanagliato dalla paura. "È la mia fine. Non riuscirò ad attraversare questo deserto. La sabbia assorbirà la mia acqua e io sparirò. Non arriverò mai al mare. Ho fallito tutto", si disperò. Lentamente, le sue acque cominciarono a intorpidirsi. Il fiume stava diventando una palude e stava morendo. Ma il vento aveva ascoltato i suoi lamenti e decise di salvargli la vita. "Lasciati scaldare dal sole, salirai in cielo sotto forma di vapor acqueo. Al resto penserò io", gli suggerì. Il fiume ebbe ancor più paura. "Io sono fatto per scorrere fra due rive di terra, liquido, pacifico e maestoso. Non sono fatto per volare per aria". Il vento rispose: "Non aver paura. Quando salirai nel cielo sotto forma di vapor acqueo, diventerai una nuvola. Io ti trasporterà di là del deserto e tu potrai cadere di nuovo sulla terra sotto forma di pioggia, e ritornerai fiume e arriverai al mare". Ma il fiume aveva troppa paura e fu divorato dal deserto. Molti esseri umani hanno dimenticato che c'è un modo solo per superare gli improvvisi deserti dei sentimenti e le aridità feroci che sbarrano talvolta il tranquillo fluire dell'esistenza. È la vita spirituale. È lasciarsi trasformare dal Sole che è Dio e trasportare dal Vento dello Spirito. Ma è un rischio che pochi accettano di correre. Perché come dice Gesù, "il vento soffia dove vuole: uno lo sente, ma non può dire da dove viene né dove va".

Bruno Ferrero

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