Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

Il Gallo del mattino si è svegliato canticchiando un motivetto del 1939: <<Se potessi avere mille lire al mese...>>, fox-trot e swing. Ed io continuo il motivetto, per non essere da meno: <<...senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità>>. Né io, né lui, c'eravamo all'epoca, mentre scoppiava la terribile Seconda Guerra mondiale.
Perché gli sia venuto in mente il motivetto, dai modesti orizzonti economici, non lo so. Oggi il ritornello sarebbe diverso <<con mille euro al mese si fa fatica ad arrivare a fine mese>>. Non mi intendo di economia e tanto meno di politica economica, dove bisogna saper far di conto e saper parlare di macroeconomie. Conosco, come tutti, la partita doppia e la cassa, le entrate e le uscite, e i soldini che avanzano, se ne avanzano. Ho letto però, recentemente, l'affermazione di un economista su un importante quotidiano italiano: <<I conti non tornano. Spendiamo per pagare il debito>>.
Allora ho pensato all'unica economista in gamba che io abbia mai conosciuto, la signora T., vissuta con una famiglia numerosa ai tempi della canzonetta e dei tristi eventi. Molti anni dopo, a Concilio Vaticano II concluso (1965), ricordo di essere tornato per le vacanze nella parrocchia del paesello, e di aver trovato un “set” di casule per la messa, nuove di zecca, con i quattro colori liturgici che andavano a sostituire le pianete lise dal tempo, offerte dalla signora T. Conoscendo le condizioni economiche della signora. le ho chiesto dove avesse trovato il gruzzoletto per fare un dono così importante alla chiesa. Mi ha risposto: <<Da anni distribuisco Famiglia Cristiana a 30 famiglie. Ho sempre messo da parte il piccolo sconto che mi veniva riconosciuto, e così ho potuto ringraziare il Signore del grande dono di due figli diventati Sacerdoti>>. Entrate, uscite, investimento, senza toccare la spesa corrente per la famiglia, senza fare debiti. Ma di quale economia stiamo parlando? E il Gallo mi fa: <<Stiamo parlando di economia della salvezza. Il titolo che hai letto nel giornale è una profezia. Non tornano mai i nostri conti con Dio. E non finiremo mai di pagare i nostri debiti con lui, anche se Egli li ripiana ogni giorno>>.
Per me il galletto sta cambiando discorso, ma bisogna ammettere che il suo punto di vista dovrebbe far riflettere quelli che citano, a proposito e a sproposito, l'economista inglese John Maynard Keynes (1833-1946), il quale diceva: «Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi».
<<Tu invece>> chiedo al Gallo <<spiegami perché cantavi il motivetto delle mille lire al mese>>. <<Perché, perché, sempre perché. Perché sei un testone e non capisci. Perché volevo dare una laurea in economia a tua madre, come se avesse studiato alla Bocconi di Milano>>. At salut.

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«Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce».
La terza volta che Gesù si manifesta ai suoi, dopo la risurrezione, è densa di avvenimenti e di insegnamenti. Egli si ferma sulla riva del lago a cuocere il pesce per loro, e a presentarsi ancora come uno che serve, perché il Risorto è tutto Amore, Spirito vivificante. Ed è sull’amore che interroga Pietro. Non è un esame, ma solo una triplice affettuosa richiesta, all’uomo che per tre volte l’aveva rinnegato e che ciò nonostante doveva essere la prima pietra della sua Chiesa. Di fronte alla debolezza di Pietro, soggetto ad alti e bassi, come un po’ tutti noi poveri mortali, si erge maestosa e commovente la fedeltà adamantina di Gesù all’uomo che aveva scelto. Ma a tutti noi quel dialogo umano fra Gesù e Pietro dice anche qualcosa di estremamente consolante. Ci dice cioè che, se erriamo, Gesù, una volta ravveduti, non ricorda il nostro sbaglio e vede in noi solo quello splendido disegno per il quale Dio ci ha creato. Questa è la misericordia di Dio! Pietro, forgiato dalle umiliazioni della tristissima prova fallita, si abbandona totalmente a Gesù. Come lui, anche noi esaminiamo il nostro cuore, per potergli dire e ripetere spesso: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo” (Gv 21,16).

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-19)

«Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce».
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Dalla Parola del giorno
E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Profezie di nuove aurore
Giorni difficili per discepoli. Giorni pieni di pensieri, ricordi e amarezza. Giorni a testa bassa, soprattutto per Pietro. Lui non dubita della resurrezione del Signore. Ha visto, ha capito. I conti tornano. Ha compreso le scritture. Ha visto compiersi le parole di Gesù. Pietro crede, ma il suo cuore non è sereno, non è in pace. Pietro crede, ma non si concede il permesso di essere nella gioia. Il tradimento brucia ancora. Sì, ha tradito. Ha detto di non conoscerlo. Si è lasciato spaventare da una serva pettegola. E ora ha nel cuore la certezza di essere un buono a nulla, di avere sbagliato tutto, di essere un imperdonabile traditore. Basta. E' stata una bella avventura. Indimenticabile, certo. Ma ora è tempo di mettere un punto, di voltare pagina, di tornare alla vita normale. Pietro si sente davvero da buttare. Spolvera le reti. Trascina la barca nel lago. Si ritorna al quotidiano. Deluso. Di cristiani così ne ho conosciuti tanti. Reduci di pellegrinaggi, mega ritiri con predicatori di grido, esercizi spirituali nei monasteri più in voga del momento e poi... Poi la costatazione amara della propria fragilità, dubbi e fatiche non preventivati, sogni schiantati a terra ancora prima del decollo... Forse abbiamo capito male, forse non è per noi, forse meglio lasciar perdere e tornare alla normalità della fede tiepida da salotto... Forse. Oppure no. Notte dura di lavoro. Le reti rimangono vuote. E poi accade, ancora. Sono passati tre anni, ma Pietro si ricorda benissimo di quel giorno. Le reti erano vuote, Gesù figlio del falegname dice di ributtarle, Pietro era stanco morto, ma decide di fidarsi della parola di quel giovane Rabbì. E le reti si riempiono a dismisura. Spettacolo! E' la fecondità della resurrezione. E ora, dopo tre anni, è ancora quella Parola a riempire le reti. Ma, soprattutto, a riempire i cuori. E' Lui, è il Signore! Che incontro meraviglioso: non una parola di rimprovero e non un accenno a quel maldestro ritorno alla pesca. Il cuore dei discepoli è pieno di gioia, Pietro non capisce più nulla e si tuffa in mare anche se la barca è vicinissima alla riva... E Gesù, tenerissimo, prepara il pranzo. E' ancora Lui a mettersi al servizio dei discepoli, ad averli raggiunti nella loro delusione e fragilità, a risollevarli dalla sterilità di quella notte. Di ogni notte. E penso alla tua notte, sorella che non ti dai pace per quello sbaglio ormai vecchio di anni. Penso alla notte della delusione che ti porti nel cuore, fratello che non hai saputo riconoscere in tuo figlio i segni della distruzione della droga. Porto nella preghiera la tua notte, sorella che non sai a chi dare il tuo cuore, che hai ingarbugliato la tua vita e non sai da che parte uscire. Custodisco il segreto della tua notte, fratello che hai sfiorato il desiderio di farla finita e che ora ti stai risollevando a piccoli passi. Coraggio, cari amici, le nostri notti possono essere profezie di nuove aurore. Fidiamoci della parola del Risorto. Gettiamo le reti. Saremo vivi con Lui vivo.

Buona Settimana
don Roberto Seregni
Grazie, o Padre, per avermi accompagnato al di là della notte, verso l'alba nuova dove mi è venuto incontro il tuo Figlio Gesù. Grazie per avere aperto il mio cuore all'accoglienza della Parola e avere operato il prodigio di una pesca sovrabbondante nella mia vita. Grazie per il battesimo nelle acque della misericordia e dell'amore, per il banchetto sulla riva del mare. Grazie per i fratelli e le sorelle che sempre siedono con me attorno alla mensa del Signore Gesù, offerto per noi. E grazie perché non ti stanchi di avvicinarti alla nostra vita e di mettere a nudo il nostro cuore, Tu che solo lo puoi veramente guarire. Grazie, infine, per la chiamata che anche oggi il Signore mi ha rivolto, dicendomi: "Tu, seguimi!". O, infinito Amore, io voglio venire con Te, voglio portarti ai miei fratelli!
Pietro è chiamato ad amare Gesù prendendosi cura degli altri ("pasci i miei agnelli"), specialmente i più deboli. E' in questo modo che posso dire che veramente amo Gesù, non solo a parole e nelle preghiere, ma con i gesti della vita. Gesù Risorto vuol far risorgere di nuovo il mio legame con lui. Mi rincuora questa insistenza che il Signore non ha solo con Pietro ma con noi anche oggi. Conosce le durezze e i tradimenti di Pietro come conosce bene le nostre durezze e tradimenti. Per questo insiste... Grazie Gesù per la tua insistenza...

Disegno di Sergio Toppi

Semplicità eucaristica. L'Eucarestia è sotto le apparenze del cibo più comune, eppure contiene Gesù Cristo, Dio-Uomo. Così deve essere per l'apostolo della stampa. Egli con l'umile forma di un libro o di un foglio, che si presenta senza pretese, deve dare la divina verità (AE, 161).

Tutti noi siamo la comunità del Risorto! Se a uno sguardo superficiale può sembrare a volte che le tenebre del male e la fatica del vivere quotidiano abbiano il sopravvento, la Chiesa sa con certezza che su quanti seguono il Signore Gesù risplende ormai intramontabile la luce della Pasqua. Il grande annuncio della Risurrezione infonde nei cuori dei credenti un’intima gioia e una speranza invincibile. Cristo è veramente risorto! Anche oggi la Chiesa continua a far risuonare questo annuncio festoso: la gioia e la speranza continuano a scorrere nei cuori, nei volti, nei gesti, nelle parole. Tutti noi cristiani siamo chiamati a comunicare questo messaggio di risurrezione a quanti incontriamo, specialmente a chi soffre, a chi è solo, a chi si trova in condizioni precarie, agli ammalati, ai rifugiati, agli emarginati. A tutti facciamo arrivare un raggio della luce di Cristo risorto, un segno della sua misericordiosa potenza.

Al Regina cœli - Piazza San Pietro - Domenica, 10 aprile 2016

Un povero naufrago arrivò sulla spiaggia di un'isoletta deserta aggrappato ad un piccolo relitto della barca su cui stava viaggiando, dopo una terribile tempesta. L'isola era poco più di uno scoglio, aspra e inospitale. Il pover'uomo cominciò a pregare. Chiese a Dio, con tutte le sue forze, di salvarlo e ogni giorno scrutava l'orizzonte in attesa di veder sopraggiungere un aiuto, ma non arrivava nessuno. Dopo qualche giorno si organizzò. Sgobbando e tribolando fabbricò qualche strumento per cacciare e coltivare, sudando sangue riuscì ad accendere il fuoco, si costruì una capanna e un riparo contro le violente bufere. Passò qualche mese. Il pover'uomo continuava la sua preghiera, ma nessuna nave appariva all'orizzonte. Un giorno, un colpo di brezza sul fuoco spinse le fiamme a lambire la stuoia del naufrago. In un attimo tutto s'incendiò. Dense volute di fumo si alzarono verso il cielo. Gli sforzi di mesi, in pochi istanti, si ridussero a un mucchietto di cenere. Il naufrago, che invano aveva tentato di salvare qualcosa, si buttò piangendo nella sabbia. «Perché, Signore? Perché anche questo?». Qualche ora dopo, un grossa nave attraccò vicino all'isola. Vennero a prenderlo con una scialuppa. «Ma come avete fatto a sapere che ero qui?» chiese il naufrago, quasi incredulo. «Abbiamo visto i segnali di fumo» gli risposero. Le tue difficoltà di oggi sono segnali di fumo per la grazia futura. Dio verrà a salvarti.
Bruno Ferrero

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