Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

«Il mio presepe è più bello del tuo», mi dice il Gallo del mattino e aggiunge: «Mettiamoli a confronto, vediamo chi vince». Sembra un gioco, e accetto la sfida. Il presepe del Gallo. Nella grotta ci sono il Bambino Gesù adagiato nella mangiatoia, Maria, Giuseppe, e in alto due angeli. La scena cambia quando osservo che la stragrande maggioranza delle statuine sono animali. Al bue e all'asinello si aggiungono volatili, quadrupedi, pesci, dinosauri e specie sconosciute, le più strane, come se il presepe fosse l'Arca di Noè prima del diluvio. C'è anche un serpentello acciambellato con il cartello «non sono parente con quello del Paradiso Terrestre». Cosa strana: ci sono le pecorelle ma non i pastori, ci sono i cammelli ma non i Re Magi. La scritta attaccata in alto dice: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace sulla Terra che Egli ama». Una «licenza» ecologista, rispetto al testo originale che dice «Gloria Dio nell'alto dei cieli e pace agli uomini che Egli ama». Fuori della grotta, infatti, giganteggia un globo terrestre illuminato all'interno, pulito dall'inquinamento, con l'acqua dei mari e dei fiumi cristallina, e la foresta Amazzonica integra, un faccione verde che soffia aria pulita sulla Terra. Il mio presepe, invece, ha conservato la dicitura originale del canto degli Angeli di Natale e mette in scena «gli uomini che Egli ama». Ha la stessa grotta del Gallo con tanti sedili per anziani e malati, la Santa Famiglia al centro, ma la gran parte delle statuine è di genere femminile, donne di tutte le etnie, deboli e abusate, eroine e madri, sante e peccatrici. A spingermi verso il tema «femminile», tre ragioni: un omaggio a tutte le madri che accattano di custodire il mistero della vita e di trasmetterlo di generazione in generazione; la simpatia che ho avuto fin dall'infanzia verso la Madre di Gesù; e infine, la notizia del 12 dicembre 2019 che Maria Cartabia, 56 anni, è stata eletta, prima donna in Italia, ai vertici della Corte Costituzionale (il tribunale che giudica la legittimità delle leggi in base alla nostra Costituzione). La neo Presidente si ritiene un'apripista e coniuga perfettamente il ruolo istituzionale con la propria fede cattolica e la famiglia. Inoltre, bisogna ricordare un'altra notizia: il 1° dicembre 2019 il newyorkese «Time» ha dichiarato persona dell'anno una ragazzina svedese, Greta Thumberg, dedicandole la copertina. Ricordate? È l'adolescente che scuote l'opinione pubblica del mondo sul clima della Terra. L'unica nota stonata del mio presepe è di aver collocato nell'ombra alcuni maschietti cattivi da redimere. Uno di loro ha la mosca sotto il naso e grida continuamente «Nein! Nein! Nein! Il Bambino essere ebreo!». Faccio cenno al mulo che pascola lì vicino di intervenire. Si gira e gli spara un calcio dritto sul deretano. Amen. La gara sui presepi è terminata. «Per me siamo pari», dice il Gallo a becco stretto. «Sono d'accordo. Però facciamo dire l'ultima parola a Papa Francesco». Dice: «Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini ma la risposta di Dio al dramma dell'umanità in cerca della vera pace». Il 1° gennaio 2020 è la giornata mondiale della Pace. Laudato sii, mi Signore, per tuo Natale sancto et benedicto, et per Anno Nuovo facile da scrivere: due volte 20.

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«Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto»
Contempliamo la Santa Famiglia e, nelle parole del vangelo di questa festività, consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe. Subito dopo l’adorazione dei Magi, Matteo narra nel suo Vangelo la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno dall’Egitto: tre episodi collegati alla storia della Santa Famiglia e presentati nel Vangelo come altrettanti compimenti di profezie dell’Antico Testamento. L’angelo del Signore è apparso in sogno a Giuseppe e gli ha detto: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Dio, colui che è il Salvatore, agisce in diversi modi. Un tempo aveva salvato un altro Giuseppe, sempre in Egitto, facendo sì che sfuggisse ai suoi fratelli, uscisse dalla prigione e avesse, infine, autorità e potere per aiutare i suoi fratelli e l’intera famiglia di Giacobbe, suo padre. Davvero Dio salva in diversi modi. Questa volta salva la Santa Famiglia grazie all’aiuto di un altro “giusto”: san Giuseppe, spinto ad obbedire alle parole dell’angelo proprio dalla sua fiducia nel disegno divino e nel compimento della volontà celeste. “Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”, proprio mentre Betlemme e i dintorni stavano per risuonare di pianti e lamenti, provocati dalla strage degli innocenti. Dopo la morte di Erode, sempre obbedendo alle parole dell’angelo, Giuseppe ritorna dall’Egitto, portando con sé Gesù e Maria, per stabilirsi a Nazaret. La fede in Dio e l’obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della nostra vita. Così, è per la nostra salvezza che Dio ha salvato la Santa Famiglia.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,13-15.19-23)

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Dalla Parola del giorno
«Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret».

Quotidianità
A pochi giorni di distanza dal Natale, la madre Chiesa ci invita a celebrare la festa della santa famiglia, quella di Gesù. A dir la verità sappiamo ben poco della famiglia di Nazareth, della loro quotidianità, del lavoro, delle scelte, delle difficoltà... I Vangeli ci fanno intravedere pochissimo di quegli anni, la vita ordinaria di Gesù con Maria e Giuseppe è coperta dal silenzio. Eppure, al di là di quello che si potrebbe pensare, quel silenzio è una delle rivelazioni più affascinanti della novità di Gesù, del suo Vangelo. È un silenzio che grida più di tante parole, che illumina più di molti fari. È il silenzio della quotidianità, dell'ordinario di Nazareth. Tutti lo attendevano; i profeti avevano preparato la via; storpi, ciechi, zoppi, malati e lebbrosi lo aspettavano e Gesù che fa? Pialla un tavolo, aggiusta un incastro di una sedia, prepara il manico di una pala. Eccolo il nostro Dio, un Dio che mostra la via della santità, che abbatte la separazione tra sacro e profano, che fa del tempo ordinario il luogo decisivo della scelta. Ritorno sul tema dell'intreccio indispensabile tra fede e vita, tra Parola e quotidianità. Ne sento il bisogno per me, per la mia comunità, per i giovani e le coppie con cui condivido la mia fede. La santità a cui la famiglia di Nazareth ci richiama è quella della vita ordinaria. È la spiritualità dello straccio, la mistica del trattore, la teologia dell'ufficio! Saremo credibili e daremo una testimonianza contagiosa della nostra fede, se i nostri gesti quotidiani, le nostre scelte famigliari, gli investimenti economici, i rapporti tra colleghi, trasuderanno di Vangelo! Saremo uomini e donne alla ricerca della santità, se la nostra vita quotidiana sarà ricca di quei piccoli e invisibili semi nascosti nella terra, marciti, pronti a portare frutto. Saremo veri discepoli del Rabbì di Nazareth, se i nostri gesti parleranno di Lui, anche se noi staremo zitti.

Buona Festività
don Roberto Seregni

"O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell'aurora del mondo, divenisse membro dell'umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome". Amen.
La Santa Famiglia ci invita a guardare gli altri membri della famiglia con uno sguardo di fede e di luce, scovando il Mistero nascosto nelle persone che pensiamo statiche e immutabili. Affidiamo a Dio le nostre famiglie concrete, quelle che abbiamo o che avremmo voluto avere, con tutta la fatica e la gioia, le contraddizioni e le povertà, le emozioni e il bene che ci sappiamo dare. Dio ci abita.

Disegno di Sergio Toppi

In questi giorni, nel clima natalizio, noi abbiamo da prendere i sentimenti che aveva Maria in quella grotta, i suoi pensieri, la sua fede, i suoi desideri santi: sì, farli nostri e pregare il Bambino con Maria, con Giuseppe.
(AP 1958/1, p. 204)

«Dall’esempio e dalla testimonianza della Santa Famiglia, ogni famiglia può trarre indicazioni preziose per lo stile e le scelte di vita, e può attingere forza e saggezza per il cammino di ogni giorno. La Madonna e san Giuseppe insegnano ad accogliere i figli come dono di Dio, a generarli e educarli cooperando in modo meraviglioso all’opera del Creatore e donando al mondo, in ogni bambino, un nuovo sorriso. È nella famiglia unita che i figli portano a maturazione la loro esistenza, vivendo l’esperienza significativa ed efficace dell’amore gratuito, della tenerezza, del rispetto reciproco, della mutua comprensione, del perdono e della gioia».

Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 27 dicembre 2015

Figli (fonte non specificata)

Una donna arrivò disperata dal suo ginecologo e disse: "Dottore, lei mi deve aiutare, ho un problema molto, ma molto serio... mio figlio ancora non ha ancora compiuto un anno ed io sono di nuovo incinta, non voglio altri figli in un cosi corto spazio di tempo, ma con qualche anno di differenza...". Allora il medico domandò: "Bene, allora lei cosa desidera che io faccia?". La signora rispose: "Voglio interrompere questa gravidanza e conto sul suo aiuto". Il medico allora iniziò a pensare e dopo un lungo silenzio disse: "Per risolvere il suo problema penso di aver trovato il metodo meno pericoloso per lei". La signora sorrise pensando che il medico avesse accettato la sua richiesta. Il dottore continuò: "Allora cara signora, per risolvere il suo problema e non stare con due neonati in un così breve spazio di tempo, uccidiamo questo che è fra le sue braccia, cosi lei potrà riposare per nove mesi finché avrà l'altro. Se dobbiamo uccidere, non fa differenza fra questo o quell'altro, anche perché sacrificare questo che lei ha tra le sue braccia è molto più facile, perché non ci saranno rischi per lei". La donna rimase molto più che disperata e disse: "No dottore, uccidere un bambino è crimine!". Il dottore rispose: "Anch'io la penso come lei, ma lei era tanto convinta che ho pensato di aiutarla". Dopo alcune considerazioni, il dottore capì che la sua lezione aveva fatto il suo effetto, e riuscì a far capire alla madre che non c'era la minima differenza fra il figlio tenuto in braccio e quello dentro del suo ventre. Sorrise e disse: "Ci vediamo fra una settimana per la prima ecografia e per sentire il cuoricino del fratellino".

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