Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

 
«Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio».
Gesù si rifiuta di rispondere alla domanda riguardo al numero di coloro che si salveranno: la questione della salvezza non si pone infatti in termini generali, non si pone innanzitutto per gli altri, ma si pone “per me”. Dipende dalla mia accettazione o dal mio rifiuto della salvezza che Gesù mi offre. Il cammino verso la salvezza consiste nel seguire Gesù: egli è la via. Lo sforzo di entrare per “la porta stretta” è lo sforzo di seguire il cammino intrapreso da Gesù, cioè il cammino verso Gerusalemme, il cammino verso il Calvario. Il Calvario fu solo una tappa nel cammino verso la destinazione finale, una tappa di grande sofferenza, di tenebre e di solitudine, ma che sboccò direttamente su un mondo di luce e di gioia, illuminato dal sole nascente di Pasqua, vivente della gioia della risurrezione. L’ingresso al sepolcro di Gesù, nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, è basso e stretto, all’interno l’ambiente è angusto e buio: eppure, proprio da qui la risurrezione, in tutta la sua potenza irresistibile, levò il masso e aprì le tombe riempiendo il mondo di luce e di vita. Il punto in cui si incontrano i due bracci della croce è stretto e basso, ma i bracci indicano i quattro punti cardinali, i quattro venti del mondo. Là Gesù “stese le braccia fra il cielo e la terra, in segno di perenne alleanza” ed estese la sua offerta dell’amore e della salvezza di Dio a tutti gli uomini, ad oriente e ad occidente, a settentrione e a mezzogiorno, invitando ogni uomo e ogni donna, di ogni età e di ogni razza, di ogni colore e di ogni lingua, a partecipare al banchetto del regno di Dio. La porta stretta è il mezzo per uscire dalle angustie di un mondo senza amore; essa è l’apertura verso l’amore senza confini, verso il perdono e la misericordia.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)

«Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio».
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Dalla Parola del giorno

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta».

La porta stretta

La domanda posta al Rabbì di Nazareth riguarda una tra le tematica più discusse nel dibattito teologico del tempo. L'interrogativo era più o meno in questi termini: per chi Dio ha riservato un futuro di salvezza? Per tutto Israele? Solo per i giusti? L'anonimo interlocutore che il Vangelo ci fa incontrare oggi, vuole sapere cosa ne pensa Gesù. Inutile dire che, come spesso capita, il poveretto non ebbe di certo la riposta che si aspettava. Gesù non si lascia imbrigliare nelle miopi discussioni teologiche del tempo, non sopporta le gabbie dei partiti o dei gruppi. Il Rabbì vuole aiutare il suo interlocutore, e ciascuno di noi, a smettere di ragionare in termini di quantità. La salvezza non è calcolabile come un teorema o verificabile come un compito di ragioneria. Essa è un mistero custodito gelosamente dal cuore di Dio. Gesù vuole portarci a scoprire che il cammino della salvezza è come una porta stretta che rimane aperta per poco tempo. C'è un cammino da percorrere, un cammino faticoso (...e su questo Gesù è limpidamente onesto!), che chiama a raccolta tutto il meglio che è custodito in ciascun discepolo, che richiede il coinvolgimento di tutta la propria persona. Mi piace l'immagine della porta, perché davvero la fede è un passaggio, è lasciarsi alla spalle qualcosa per entrare in una nuova dimensione. C'è qualcosa da abbandonare e qualcosa da scoprire. Tutta la vita cristiana è una continua chiamata alla conversione, alla scelta del Vangelo e della costruzione del Regno. Mi colpisce profondamente anche l'immagine della porta che si chiude. E' un richiamo forte all'attenzione, al sapere cogliere il momento giusto senza continuare a rimandare. Trovo molte persone che rinviano sempre, che aspettano un angelo del cielo o una telefonata del papa. Rinviare è un modo comodo per non affrontare mai i problemi, per non fare luce sulle nostre ombre, per lasciare che le situazioni si incancreniscano. Tutta la nostra storia è l'occasione che lo Spirito ci offre per varcare la porta della vita cristiana. Animo, fratelli! Raccogliamo tutte le nostre forze, mettiamoci seriamente in ascolto della Parola e varchiamo la soglia. Proviamoci, insieme!

Buona Settimana
don Roberto Seregni
Pietà Gesù, per tutte quelle volte che riduco la mia esistenza cristiana a una serie di adempimenti culturali senza riscontri nella vita di tutti i giorni. Pietà Gesù Maestro, per la mia presunzione che mi fa credere di essere di diritto erede dei tuoi beni. Pietà Gesù Signore, per tutte le volte che ho voluto essere primo a scapito degli altri. E pietà per tutte le volte che ho voluto essere ultimo per fare la vittima. Signore, primo o ultimo, ch'io sia in pace con me stesso, con quello che sono, con quello che ho, li dove mi trovo.

Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Le parole di Gesù sembrano lontane dall'esperienza che oggi gli uomini fanno. Tutte le porte si aprono se ci sai fare. E invece qui si parla di "sforzo per", di fatica, di timore nel non riuscire. Perché? Il vangelo non è dato a tutti? La misericordia del Padre non è per tutti? La porta è Gesù. E la forma della porta del regno dei cieli è la forma della croce, un amore consumato fino alla fine, senza riserve. Un amore gratuito rende capaci di tutto. L'amore interessato no, perché calcola. E se non trova contraccambio, non si mette in gioco. Ti stringe il tuo interesse? Lascialo ed entrerai nella logica del dono ... che ha per stipiti le braccia della croce.


Disegno di Sergio Toppi

Pensare al bel giorno in cui la Famiglia Paolina sarà raccolta in Paradiso, ognuno felice, cantando la gloria di Dio per tutta l'eternità; e, cantando questa gloria, ognuno avrà la felicità eterna, perchè la felicità eterna nostra sta nel riconoscere e dar gloria alla SS. Trinità (MCS, 408).

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno». «Che cosa vuol dire Gesù? – Qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? E perché Gesù parla di una porta stretta? L’immagine della porta ritorna varie volte nel Vangelo e richiama quella della casa, del focolare domestico, dove troviamo sicurezza, amore, calore. Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella famiglia di Dio […]. Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta. Lui è il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno.

Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 25 agosto 2013

La porta piccola è sempre aperta

Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati. Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Barbe lunghe, occhi cisposi, mani tremanti, stracci, sporcizia. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e di coraggio per vivere; ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno. Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri naufraghi della città come se avesse una sua personale zattera di salvezza. Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca. Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio. Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto? Sei piccole parole soltanto: "La porta piccola è sempre aperta". Tutto qui. Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre. Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo, quando si sveglio, accanto al letto, c'era suo padre. In silenzio, si abbracciarono. Il biglietto misterioso spiega che c'è sempre una piccola porta aperta per l'uomo. Può essere la porta del confessionale, quella della chiesa o del pentimento. E là sempre un Padre che attende. Un Padre che ha già perdonato e che aspetta di ricominciare tutto daccapo.

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