Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

Ascolta. <<Il cuore di ogni giovane deve essere considerato “terra sacra”, portatore di semi di vita divina e davanti al quale dobbiamo “toglierci i sandali” per poterci avvicinare e approfondire il Mistero>>. Questa frase è di Papa Francesco, tratta dall'esortazione post sinodale rivolta ai giovani e a tutto Popolo di Dio, intitolata Christus vivit (Cristo vive, n. 67). Ricorderete. Il Sinodo dei Vescovi sui giovani si è svolto dal 3 al 28 ottobre 2018, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Bellissima la citazione, mi dice il Gallo del Mattino. Il papa applica al cuore dei giovani l'episodio del “roveto ardente” raccontato nel libro dell'Esodo (Es 3, 1-5), quando Dio rivela se stesso a Mosè e gli affida la missione di liberare il popolo di Israele, in suo nome, dalla schiavitù egiziana. La stessa citazione l'ho usata ieri, durante l'omelia della messa di matrimonio di due giovani, V. e F., milanesi, che hanno voluto sposarsi in una chiesetta di campagna sperduta tra le Murge pugliesi, in località chiamata Mellitto (Bari). Molti anni prima, nella stessa chiesetta, avevo sposato la madre e il papà della sposa. Nel trascorre proprio degli ultimi anni, nella chiesetta pugliese, tuttavia, è avvenuto un fatto straordinario. Un'antica leggenda popolare di un quadro miracoloso, ritrovato in un pozzo da un contadino nei pressi della chiesetta, dava fondamento alla devozione popolare mariana del luogo, e nessuno osava metterla in discussione. E invece, il parroco, oggi in Paradiso, notò un po' di colore sotto l'intonaco dell'altare che si stava scrostando. Guardò l'immagine appesa e fece una telefonata. L'intendenza delle Belle Arti scoprì, sotto l'intonaco, uno straordinario affresco, datato 1697, con il volto bellissimo di una Madonna in gloria con Bambino, la Madonna delle Grazie. Terminò una leggenda e venne alla luce la fede secolare in Maria, Madre di ogni catechesi. Il nostro Bel Paese è ricco di storie simili, e le vacanze ci danno lo spunto per essere esploratori di “terre sacre”. Papa Francesco, però scava in profondità. Nel cuore dei giovani, quelli di eri e di oggi, ci sono semi di vita divina. Due cuori e una capanna vuol dire, nell'incontro fra due giovani che si amano, la tenda di Dio tra gli uomini. La missione della vita e dell'amore che continua. Tentiamo un collegamento tra il gioioso matrimonio di ieri e ciò che è accaduto nei giorni passati (5, 6 e 8 giugno) nella Chiesa di Modena-Nonantola. La comunità, ha riflettuto sul tema dell'iniziazione cristiana, un tema eminentemente rivolto ai piccoli, agli adolescenti e ai giovani, ma anche agli adulti che tornano a credere, per i quali la Chiesa è madre, nutrice, guida amorosa. Un grembo d'amore, che teme di rimanere sterile. Riflettiamo sugli spunti che troviamo sul Nostro Tempo di domenica scorsa, e cominciando a leggere Christus vivit di Papa Francesco, 299 brevi articoli densi di fede nei giovani.

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«Tutti mangiarono a sazietà».
Onoriamo e adoriamo oggi il “Corpo del Signore”, spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini, fatto cibo per sostenere la nostra “vita nello Spirito”. Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci per nutrire la folla che lo seguiva: il cibo fisico agisce in me anche quando non ci penso, anche quando dormo si trasforma in carne, sangue, energie vitali. Il cibo spirituale è diverso: è efficace se io collaboro con Cristo, che vuole trasformare la mia vita nella sua. L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: “Qui c’è il Signore!”. Se guardo a me stesso, mi trovo sempre piccolo, imperfetto, peccatore, pieno di limiti. Eppure Dio mi ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore. L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,11-17)

«Tutti mangiarono a sazietà».
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Dalla Parola del giorno
«Gesù disse loro: Voi stessi date loro da mangiare».

Il pane che sazia
Il Rabbì di Nazareth e i dodici sono stanchi, si prendono un tempo di riposo e si ritirano nel deserto. Ma la folla li raggiunge anche lì. Gesù non si tira indietro. Il desiderio di annunciare il Regno e di guarire gli ammalati viene prima di ogni cosa. Ormai è sera, il giorno comincia a declinare e i dodici si preoccupano per la folla. "Che Gesù li faccia mettere in cammino, troveranno un alloggio e del cibo." Ma il maestro li (ri)chiama a giocarsi in prima persona: "Dategli voi stessi da mangiare". I discepoli ribattono: hanno solo cinque pani e due pesci, un pranzo per due persone e poco più. Tutto quello che hanno è lì, a meno di andare a comprare qualcosa. I discepoli sono generosi. Svuotano le loro bisacce e i loro portafogli, non si fanno intimorire dalla folla così numerosa. Il loro problema non è la generosità; di questa, a quanto pare, ne hanno in abbondanza. Quello gli manca - e che forse manca pure a noi - è la logica del Regno. Non si tratta di comprare o acquistare un pane che sazia lo stomaco, ma di lasciarci appassionare in una logica di condivisione totale, che coinvolge tutta la mia persona e la mia storia. Vorrei far notare che in nessun Vangelo compare il verbo "moltiplicare", eppure questo brano di Luca e quelli degli altri evangelisti, vengono comunemente identificati come "miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci". Che si tratti di miracolo non c'è dubbio. Ma qui il vero miracolo non è il moltiplicare, ma il donare e il condividere. Il pane offerto da Gesù non è frutto di moltiplicazione, ma di donazione e di espropriazione. E' un pane lievitato d'amore e cotto di passione. E' l'Eucarestia che oggi la Chiesa ci invita a mettere al centro della nostra riflessione. E' il nutrimento del discepolo che non si accontenta del fast-food delle grandi distribuzioni che saziano di promesse vuote e deludenti. E' la sfida della comunità cristiana che riceve in dono ciò che è e ciò a cui deve tendere con coraggio e un pizzico di follia. Molte delle nostre comunità, questa sera, celebreranno la processione del "Corpus Domini". Lasciamo che Gesù percorra nuovamente le strade dove vivono e soffrono i suoi discepoli, lasciamo che il Maestro attraversi i vicoli delle nostre quotidianità e che apra in noi nuovi sentieri di speranza.

Buona Settimana
don Roberto Seregni
"Dio Padre buono" noi ti ringraziamo perché ogni domenica "ci raduni in festosa assemblea per celebrare il sacramento pasquale del Corpo e Sangue del tuo Figlio". Ti chiediamo: "donaci il tuo Spirito, perché nella partecipazione al sommo bene di tutta la Chiesa, la nostra vita diventi un continuo rendimento di grazie, espressione perfetta della lode che sale a te da tutto il creato." Lo chiediamo insieme al nostro Signore Gesù Cristo, il vero vincitore, il sacerdote per sempre. Amen.

Vivere l' "Amen" che pronunciamo quando riceviamo l'Ostia per la S. Comunione. "Il corpo di Cristo" dichiara il sacerdote, facendo un atto di fede: qui davanti a te c'è Gesù, colui che è morto per te, il Risorto, il tuo Signore, che ti ama e si dona a te! Rispondendo "Amen!" tu affermi: lo so. Ne sono sicuro. Anzi, lo desidero, decido di vivere per Lui e con Lui. Mi dono a Lui. Il "corpo di Cristo", però, non è soltanto la persona di Gesù, ma anche la Chiesa che è appunto il suo "corpo", la sua "sposa". Ricevere Cristo è ricevere con Lui e in Lui tutti i fratelli, vicini, lontani, defunti, che sono uniti a Lui. E' ricevere la Chiesa intera, ma anche ogni uomo per il quale Cristo è morto e che porta nel cuore, ogni uomo che è candidato all'incontro con Lui. L'"Amen", allora, non è solo una professione di fede in Gesù, un patto d'amore che rinnovo con Lui. Ma significa anche: mi impegno ad amare la Chiesa, a vivere per la Chiesa, a costruire la Chiesa. Mi impegno ad amare ogni uomo. Così tutta la giornata, a partire dall'Eucaristia, può diventare un "Amen" detto e ripetuto a Gesù, a Dio; un "Amen" detto e ripetuto alla Chiesa; un "Amen" detto e ripetuto ad ogni uomo. "Il corpo di Cristo! Amen!".

mons. Ilvo Corniglia


Disegno di Sergio Toppi

Vive Gesù Cristo in me, vive nella sorella, vive in tutti. Un'unica vita... Il fondamento dell'unione è il nutrirci dell'unico Pane, cioè del Pane eucaristico. L'unione deve nascere dalla comunone (APD63, 500).

Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa e ci nutriamo del Corpo di Cristo, la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo. Anzitutto la docilità alla Parola di Dio, poi la fraternità tra di noi, il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi. In questo modo l’Eucaristia fa maturare uno stile di vita cristiano. La carità di Cristo, accolta con cuore aperto, ci cambia, ci trasforma, ci rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio. E qual è la misura di Dio? Senza misura! La misura di Dio è senza misura. Tutto! Tutto! Tutto!

Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 22 giugno 2014

Quando l'anziano dottore morì, arrivarono i suoi tre figli per sistemare l'eredità: i pesanti vecchi mobili, i preziosi quadri e i molti libri. In una finissima vetrinetta il padre aveva conservato i pezzi delle sua memoria: bicchieri delicati, antiche porcellane, pensieri di viaggio e tante altre cose ancora. Nel ripiano più basso, in fondo all'angolo, venne trovato un oggetto strano: sembrava una zolletta dura e grigia. Come venne portata alla luce, si bloccarono tutti: era un antichissimo pezzo di pane rinsecchito dal tempo. Come era finito in mezzo a tutte quelle cose preziose? La donna che si occupava della casa raccontò: Negli anni della fame, alla fine della grande guerra, il dottore si era ammalato gravemente e per lo sfinimento le energie lo stavano lasciando. Un suo collega medico aveva borbottato che sarebbe stato necessario procurare del cibo. Ma dove poterlo trovare in quel tempo? Un amico del dottore portò un pezzo di pane sostanzioso cucinato in casa, che lui aveva ricevuto in dono. Nel tenerlo tra le mani, al dottore ammalato vennero le lacrime agli occhi. E quando l'amico se ne fu andato, non volle mangiarlo, bensì donarlo alla famiglia della casa vicina, la cui figlia era ammalata. "La giovane vita ha più bisogno di guarire, di questo vecchio uomo", pensò il dottore. La mamma della ragazza ammalata portò il pezzo di pane donatole dal dottore alla donna profuga di guerra che alloggiava in soffitta e che era totalmente una straniera nel paese. Questa donna straniera portò il pezzo di pane a sua figlia, che viveva nascosta con due bambini in uno scantinato per la paura di essere arrestata. La figlia si ricordò del dottore che aveva curato gratis i suoi due figli e che adesso giaceva ammalato e sfinito. Il dottore ricevette il pezzo di pane e subito lo riconobbe e si commosse moltissimo. "Se questo pane c'è ancora, se gli uomini hanno saputo condividere tra di loro l'ultimo pezzo di pane, non mi devo preoccupare per la sorte di tutti noi", disse il dottore. "Questo pezzo di pane ha saziato molta gente, senza che venisse mangiato. È un pane santo!". Chi lo sa quante volte l'anziano dottore avrà più tardi guardato quel pezzo di pane, contemplandolo e ricevendo da esso forza e speranza specialmente nei giorni più duri e difficili!. I figli del dottore sentirono che in quel vecchio pezzo di pane il loro papà era come più vicino, più presente, che in tutti i costosi mobili e i tesori ammucchiati in quella casa. Tennero quel pezzo di pane, quella vera preziosa eredità tra le mani come il mistero più pieno della forza della vita. Lo condivisero come memoria del loro padre e dono di colui che una volta, per primo, lo aveva spezzato per amore.

don Angelo Saporiti

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