Disegno di Sergio Toppi
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«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).
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Chiamiamole “primarie quaresimali”, non politiche, solo perché capitano in tempo di Quaresima. In realtà sono preferenze che il Gallo del mattino mi ha sottoposto per perché dica la mia su alcuni fatti di cronaca, prima che la memoria le cancelli. 1. Marco e Anna. Sono due ragazzi di 14 e 11 anni, che a scuola, stessa ora, alle ore 9:00 del mattino, hanno avuto un infarto, a distanza di 4 mesi uno dall'altra, in due scuole di Bologna, sprovviste di defibrillatore. Sono salvi tutti e due. Il primo per l'intervento di pronto soccorso della professoressa di matematica, la seconda per il tempestivo arrivo del 118. I due “cuori infranti” si sono conosciuti per aver schivato lo stesso tipo di morte prematura, e ora si incoraggiano a vicenda, sapendo che li aspetta una lunga fase di terapia riabilitativa.I sogni della loro vita hanno cambiato prospettiva. Sono “togo” tutti e due, sopratutto se sapranno rieducare il loro cuore a donare agli altri ciò che, per alcuni drammatici minuti, a loro sembrava precluso per sempre: la gioia di vivere. 2. Falco, il pastore tedesco eroe di Rigopiano (Corriere della Sera, cronache, 1 marzo 2019, p.19). È morto due settimane fa per un tumore. Faceva parte dell'unità cinofila, addestrata dal vigile del fuoco Fabrizio Cataudella. Grazie al fiuto di Falco furono salvati tre ragazzi, Ludovica, Edoardo e Samuel, sepolti nella sala giochi dell'Albergo Rigopiano, in Abruzzo, travolto dalla valanga che lo distrusse il 18 gennaio 2017. Caro amico Falco, sei stato “togo” anche tu. 3. Famiglia Pianarosa, 11 figli: Valle Intelvi nel Comasco. La mamma record Claudia Guffanti, ha 38 anni, il papà Diego Pianarosa, 41 anni. Si sono sposati nel 2001. L'ultima nata si chiama Giuditta. Organizzare e mandare avanti una famiglia come la loro, oggi, è un'impresa strabiliante. Claudia e Diego sono cattolici, credenti e praticanti: battesimi, prime comunioni, cresime, sono frequenti a casa loro, a quanto pare. Normale per loro preparare i figli per la scuola, i pasti, riempire le lavatrici, fare le pulizie della casa. Eccetera, eccetera. E in mezzo a tutto il bailamme si sentono felici di essere loro due i capo clan. Foto-notizia gigante, “togo” davvero. 4. “Togo” è un aggettivo che si usa a Modena, per indicare una persona davvero in gamba. “Sei togo” vuol dire capace, forte. Non si tratta però di una parola dialettale, come io credevo. Si usa anche in altre zone d'Italia. Togo, è stato un ammiraglio invincibile della marina imperiale giapponese, il cui nome completo è Togo Heihachirō (1848-1934), attivo negli ultimi decenni del 19° sec. e all'inizio del 20° secolo, famoso per la vittoria che ottenne nella battaglia navale di Tsushima nella guerra contro la Russia (1905). Abbiamo messo anche Togo nella lista, perché ci ha dato l'aggettivo giusto, mitico, per i nostri eroi, vincitori delle “primarie quaresimali”.
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«Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto».
Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come l’apogeo dell’Antico Testamento. Luca parla dell’“esodo” di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione. I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. La nube, simbolo dell’immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione. La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall’atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, come spiega il Prefazio della Messa di oggi, “che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”.
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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,28-36)
«Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto». In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
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Dalla Parola del giorno «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Ascoltatelo Eccoci di nuovo, cari amici! Spero che il cammino nel deserto quaresimale sia iniziato nel migliore dei modi e che ciascuno di voi possa davvero fare l'esperienza esaltante della vivificazione operata dallo Spirito. La liturgia di questa seconda domenica ci propone un passaggio affascinante: dal silenzio del deserto alla luce della trasfigurazione di Gesù. Il passaggio non è solo geografico, ma profondamente spirituale, perché ci fa pregustare qual' è la meta verso la quale siamo incamminati. La luce della Trasfigurazione è l'energia che ci permette di proseguire il nostro audace cammino quaresimale, è l'esperienza di bellezza che mette a nudo la nostra nostalgia di infinito, è la rivelazione che il Rabbì di Nazareth consegna ai suoi discepoli per svelare la sua gloriosa identità. Mi piace scrutare i tre amici che Gesù porta con sé prima di immergersi nella preghiera che prepara la Trasfigurazione. I tre sono stremati, i loro occhi si chiudono per il sonno, ma rimangono svegli e così possono fare esperienza della rivelazione del Tabor. Se avessero ceduto al sonno, non avrebbero visto nulla trannei fantasmi dei loro sogni. Penso che questo atteggiamento di vigilanza sia fondamentale anche per noi. Dobbiamo lottare con il sonno della coscienza, con l'assopimento e la dispersione del cuore, per fare esperienza di tutte quelle trasfigurazione quotidiane con cui il Risorto continua a illuminare i nostri giorni. Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti per riconoscere i Suoi passaggi, per scoprirlo presente nel nostro quotidiano. Vorrei attirare la vostra attenzione su quel piccolo itinerario spirituale che Luca descrive nell'atteggiamento dei discepoli. Si parte dalla confusione di Pietro ("non sapeva quel che diceva") e dalla paura generale ("ebbero paura"), all'invito forte della voce che esce dalla nuvola ("ascoltatelo") e si approda al silenzio ("Essi tacquero"). Quanto assomigliamo ai tre amici di Gesù! Penso alle nostre confusioni e paure e a quanto pure noi avremmo davvero urgente necessità di fare nostro l'imperativo di quella voce: "Ascoltatelo". Ascoltare Lui per fare un po' di igiene mentale e di purificazione del cuore. Ascoltare Lui per zittire le distrazioni che ci portano alla deriva. Ascoltare Lui nella Sua Parola che quotidianamente viene annunciata e spezzata nelle nostre comunità. Ascoltare Lui per nutrire di cibo sostanzioso il nostro cammino di vivificazione quaresimale. Coraggio cari amici! Lasciamoci illuminare dalla bellezza del Tabor, lasciamo che la sua Parola trasfiguri il nostro cuore e la nostra vita! Buona Quaresima!
don Roberto Seregni |
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Ti preghiamo, Signore Gesù, la Luce del Tabor sia guida nel nostro cammino di conversione. Donaci la certezza che nel buio e nella confusione della vita, Tu sei quella Luce di bellezza che ridona forza ai nostri passi. Anche quando avremo paura o vorremmo scappare, punteremo tutto sulla Tua Parola che rinnova il cuore. Ascolteremo Te, Figlio amato, per scoprirci amati, figli nel Figlio. Non lasceremo che altre parole ci distraggano, che altre voci inquinino il cuore, che la Tua Parola sia dimenticata. Maria, madre Tua e madre nostra, aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera. Amen.
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Se ti capita di piangere a dirotto senza parole perché colmo quando qualcuno ti ha detto: "Ti amo!", oppure: "Mi sposi", oppure: "Sono incinta, aspettiamo un figlio", sappi che questa è trasfigurazione. Se ti è capitato di prendere in braccio tuo figlio appena nato e di guardarlo e di chiederti: "Ma viene da me? Ma l'ho fatto io?" e di essere incredulo e di non volerti staccare da lui, sappi che questa è trasfigurazione. Se ti è capitato di piangere solo perché eri felice e per nessun altro motivo, sappi che questa è trasfigurazione. Se ti è capitato di innamorarti, di perdere la testa per qualcuno, di provare l'emozione che fa battere il cuore, sappi che questa è trasfigurazione. Se ti è capitato un fatto che ti ha cambiato la vita, che ti ha salvato, per cui tu non sei più stato e non hai più potuto essere quello di prima perché intimamente toccato, sappi che questa è trasfigurazione. Se ti è capitato di essere attaccato e di soffrire per ciò che credi e per le tue idee ma di non essere sceso a compromessi, di non aver patteggiato, rimanendo autentico, sappi che questa è trasfigurazione. Il monte della Trasfigurazione è il Tabor. Tabor vuol dire ombelico, centro: lì viene comunicato l'essenziale. L'essenziale è: 1. Abbiamo il diritto e il dovere di essere felici. 2. Felicità non è avere, ma è far vivere la luce, la missione, la vita, le doti, che sono dentro di noi. Dio è in noi e chiede di essere manifestato. 3. La felicità è poter scorgere la luce e il divino che risiedono in ogni cosa. Noi siamo in Dio e non c'è nulla da temere perché siamo al sicuro. Un giorno un ciliegio disse ad un mandorlo: "Parlami di Dio!". E il mandorlo fiorì!... trasfigurazione!
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Disegno di Sergio Toppi
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I nostri ragionamenti, i nostri modi di pensare, siano conformi a quello che Gesù ha insegnato nel Vangelo e a quello che Gesù veramente vuole da noi (AP 1958/1, p.188)
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“Il cammino di Gesù sempre ci porta alla felicità, non dimenticatelo! Gesù non ci inganna, ci ha promesso la felicità e ce la darà se andiamo sulle sue strade“. Con Pietro, Giacomo e Giovanni saliamo anche noi oggi sul monte della Trasfigurazione e sostiamo in contemplazione del volto di Gesù, per raccoglierne il messaggio e tradurlo nella nostra vita; perché anche noi possiamo essere trasfigurati dall’Amore. In realtà l’amore è capace di trasfigurare tutto. L’amore trasfigura tutto! Credete voi in questo?
All’Angelus: Piazza San Pietro - Domenica, 1 marzo 2015
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In un'antica cattedrale, appeso ad altezza vertiginosa, c'è un imponente crocifisso d'argento che ha due particolarità. La prima è la corona di spine sul capo di Gesù: è tutta d'oro massiccio tempestato di rubini e il suo valore è incalcolabile. La seconda particolarità è il braccio destro di Gesù: è staccato e proteso nel vuoto. Una storia ne spiega il motivo. Molti anni fa, una notte, un ladro audace e acrobatico progettò un piano perfetto per impadronirsi della splendida corona d'oro e rubini. Si calò da uno dei finestroni del tetto legato ad una corda e oscillando arrivò al crocifisso. Ma la corona di spine era fissata molto solidamente e il ladro aveva solo un coltello per tentare di staccarla. Infilò la lama del coltello sotto la corona e fece leva con tutte le sue forze. Provò e riprovò, sudando e sbuffando. La lama del coltello si spezzò e anche la corda, troppo sollecitata, si staccò dal finestrone. Il ladro si sarebbe sfracellato sul pavimento, ma il braccio del crocifisso si mosse e lo afferrò al volo. Al mattino i sacrestani lo trovarono lassù, sano e salvo, tenuto saldamente (e affettuosamente) da Gesù crocifisso.
Bruno Ferrero
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