Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

Il post hit giallo attaccato alla porta, questa mattina, dice: “Invecchiamento dell'Italia”. Ci sono molti numeri da mandare a memoria, ma Don Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena, in un suo messaggio alla città, li ha raccontati bene. Forse era bravo in matematica, da studente. Ecco il testo. “Negli anni Settanta del secolo scorso le nascite in Italia superavano il milione, come del resto era avvenuto nel secolo precedente, esclusi gli anni delle due guerre mondiali. Ma da mezzo secolo a questa parte il calo è stato progressivo, fino ascendere sotto il mezzo milione nel 1975 e abbassarsi a poco più di 450.000 nel 2017. Se la tendenza non cambia, quest'autunno demografico condurrà l'Italia verso un vero e proprio inverno. I dati relativi possono dare un'idea ancora più realistica, rispetto a quelli assoluti: negli anni Sessanta la popolazione italiana era formata da poco più di 50 milioni di abitanti e quindi il tasso di natalità era del 20 per mille; attualmente ha superato i 60 milioni di abitanti e quindi il tasso di natalità si aggira intorno all'8 per mille. In Italia, ogni donna genera mediamente 1,3 figli, mentre la quota richiesta per il ricambio è di 2,1. Siamo uno dei paesi meno fecondi al mondo, in compagnia di spagnoli, portoghesi, greci, giapponesi, sud-coreani e cinesi”. Una volta ci si preoccupava della sovrappopolazione del pianeta, ora dobbiamo preoccuparci dell'infertilità. C'è da dire che l'età media degli italiani si è allungata. Gli ultraottantenni una ventina di anni fa erano 2,3 milioni, oggi sono esattamente il doppio. Alla quantità degli anni, tuttavia, non sempre corrisponde un aumento della qualità della vita. Mettiamo da parte i numeri e raccontiamo un piccolo episodio di cronaca familiare, a beneficio del nostro Gallo che non ama riflettere sui numeri, ma sui concetti generali come vita, speranza, coraggio, futuro. Ero in una riunione di famiglia, qualche anno fa. Venne fuori un discorso scomodo con una giovane coppia, sposata da tre anni, che non aveva ancora figli. Una bimba di quattro anni, una nipotina brunetta riccia, giocava per conto suo, mentre gli adulti discutevano su come non fosse facile mettere al mondo i figli senza adeguate risorse economiche. Oggi diremmo: senza reddito di cittadinanza. Mi permisi di ricordare che i nostri genitori non avevano fatto quei calcoli per mettere su una famiglia “numerosa”, né avevano il bancomat. E la discussione sembrava finita lì. Poi venne fuori la domanda della zia senza figli alla nipotina che se ne stava per conto suo: “Che regalo vuoi per Pasqua?”. “Vorrei una cuginetta per giocare”. “Ehm, non è facile, lo sai”. E la brunetta riflessiva: “Sì, certo; ma lo zio ha detto che non c'è bisogno del bancomat”. La Pasqua successiva ebbe in dono una cuginetta e per di più bionda, come la sua bambola.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

«Lasciarono tutto e lo seguirono»
Prima di essere la pietra su cui Cristo avrebbe fondato la sua Chiesa, Pietro-Simone è stato colui che ha percorso per intero il cammino pieno di passione impulsiva ed insieme di incertezze verso il suo Signore. Egli è stato in questo modo colui che ha percorso, prima di noi, l’itinerario che a ciascuno di noi è chiesto di percorrere. Simone era un pescatore: ciascuno ha il suo lavoro e a ciascuno può capitare di faticare nel buio di tante notti e di non prendere nulla. Ma interviene quella Presenza che chiede di lavorare sulla sua parola, cioè di vivere la propria esistenza all’interno di quell’avvenimento potente che è Cristo Signore e allora il nostro lavoro e la nostra esistenza trovano una fecondità mai prima conosciuta. In questo stesso momento ciascuno di noi percepisce la propria distanza da quell’abbraccio misericordioso ed insieme la propria estrema vicinanza. Non saremo chiamati a fare altre cose, ma a farle per un altro scopo. Così Pietro continuerà ad essere pescatore, ma da allora in poi sarà pescatore di uomini.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)

«Lasciarono tutto e lo seguirono»
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
E' un giorno di lavoro, uno qualsiasi, uno dei tanti. I pescatori per tutta la notte hanno cercato il loro bottino nel lago Genesaret, ma le reti sono rimaste vuote. Niente da fare. I pesci non sono saltati nella rete. Tanta fatica, tanti sacrifici per nulla. Si ritorna a casa a mani vuote. Ma in questa delusione, in questa quotidianità della vita dei pescatori di Cafarnao, si presenta Gesù e chiede a Simone di usare la sua barca come un pulpito per parlare alle folle. La fama del Rabbì di Nazaret era già diffusa, tutti avevano sentito parlare dei suoi miracoli, esorcismi e guarigioni. Simone stesso era stato testimone della guarigione di sua suocera (Lc 4,38-39) e accetta volentieri la richiesta di Gesù. Simone lo ascolta dalla sua barca e così pure i suoi soci. Ma alla fine del suo discorso, Gesù - figlio del falegname - dà un ordine inatteso al futuro ignaro apostolo: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca" (v.4). Ogni volta che leggo e medito su questo brano mi viene spontaneo pensare alla faccia di Simone davanti all'ordine di Gesù: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma..." (v. 5) Vi devo confessare che mi piace tantissimo questo "ma" di Simone. E' vero, il comando di Gesù appare assurdo e insensato, ma... L'ordine dato dal Rabbì è contrario a tutte le regole della pesca, ma... Gesù è figlio di un falegname, non se ne intende di pesci, ma... Simone e i suoi compagni hanno lavorato tutta la notte senza prendere nulla, ma... "...ma sulla tua parola getterò le reti". (v.5) Simone lo sa che la Parola di Gesù è potente ed efficace, sa che quella Parola fa la differenza, lo ha sentito e lo ha visto. Simone si fida, issa l'ancora e prende il largo. Le reti si riempiono a dismisura, devono chiamare in soccorso l'altra barca. Mai vista una cosa simile. Simon Pietro si sente indegno di stare sulla stessa barca con Gesù, si riconosce peccatore, tutti i suoi limiti gli rimbalzano davanti agli occhi, ma il Signore lo rassicura, "non temere", dice. Il Suo amore è più grande della povertà che Simon Pietro si scopre addosso. Le reti sono state gonfiate dal peso della Sua Parola, dalla fecondità della fiducia consegnata all'insensata richiesta del Rabbì di Nazareth. Hanno lasciato tutto. Hanno seguito Lui. Quella Parola che ha riempito le reti vuote, riempirà pure la loro vita. Coraggio, cari amici, se pure voi come Simone guardate con amarezza le reti vuote dei vostri insuccessi, affidatevi alla Sua Parola; se fate esperienza del vostro peccato e della vostra miseria, non temete, il Suo amore è più grande, più forte e più ostinato; se vi sembra che il Vangelo sia una follia, che la proposta di vita di Gesù sia insensata, che camminare dietro a Lui sia una pazzia, fate un bel respiro e lasciate spazio nel cuore alle parole di Simon Pietro: "Sulla tua parola getterò le reti".

don Roberto Seregni
Pietà Signore, per tutte quelle volte che non ho riconosciuto la mia povertà e il mio bisogno di te. Fa' che mai mi scoraggi quando notti infruttuose appesantiscono il mio cammino. Pietà per tutte le volte che ho pensato che mi avevi inviato lì dov'era solitudine e morte, ed invece poi ho sperimentato fecondità e compagnia. Anch'io come Pietro mi inginocchio davanti a te Gesù, manifestandoti la mia inadeguatezza ogni qualvolta sperimento la tua grazia. E quante volte anch'io come Pietro ti ho chiesto di allontanarti da me per non coinvolgermi. Signore pietà. Signore Gesù non ascoltarmi quando ti chiedo di allontanarti da me a causa della mia indegnità, e la mia incoerenza non ti sia di impedimento per una pesca abbondante. Purificami Signore, e nonostante il mio limite accogli la mia povera disponibilità: manda me! Aiutami ad acconsentire alla tua chiamata ed a rinunciare alle mie povertà per accogliere le tue ricchezze. Aiutami a comprendere che il miracolo che tu compi nella mia vita, non è tanto la profusione di frutti, quanto l'aver gettato le reti fidandomi della tua parola. Possano le mie orecchie ogni mattina ascoltare le tue parole che mi invitano a prendere il largo, e lavorare per te ancora, che riempi le mie reti vuote!
Ascoltare questo episodio raccontato dall'evangelista Luca, è per noi riascoltare il senso della nostra vita di fede. Siamo chiamati tutti a diventare pescatori di uomini, cioè a spendere la nostra vita personale e comunitaria a creare spazi di vita spirituale, a ridare ossigeno nuovo a chi rischia di affogare nelle acque della vita umana. E' poi da chiedersi chi siano, i "pescatori di uomini" che Dio continua a chiamare, e in proposito occorre sfatare una convinzione diffusa. Essi non sono soltanto il papa e gli altri vescovi con i preti e i frati; se il compito di annunciare il vangelo è della Chiesa, non bisogna dimenticare che la Chiesa è costituita da tutti i battezzati. L'invito ad annunciare il vangelo, ciascuno a suo modo, magari nella misura minima dell'esserne coerente testimone con il proprio stile di vita, è rivolto a chiunque - pur consapevole di esserne indegno - si onori di portare il nome di cristiano.

Disegno di Sergio Toppi

Gesù non accetta qualsiasi persona che voglia seguirlo. Il Signore vuole anime generose, pronte ad ogni sacrificio (UPS, I, 216).

Il Vangelo di oggi ci interpella: sappiamo fidarci veramente della parola del Signore? Oppure ci lasciamo scoraggiare dai nostri fallimenti? In questo Anno Santo della Misericordia siamo chiamati a confortare quanti si sentono peccatori e indegni di fronte al Signore e abbattuti per i propri errori, dicendo loro le stesse parole di Gesù: “Non temere”. “E’ più grande la misericordia del Padre dei tuoi peccati! E’ più grande, non temere!”. Ci aiuti la Vergine Maria a comprendere sempre più che essere discepoli significa mettere i nostri piedi sulle orme lasciate dal Maestro: sono le orme della grazia divina che rigenera vita per tutti.

Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 7 febbraio 2016

Un giorno, uno dei più grandi professori dell'Università, candidato al Premio Nobel, famoso in tutto il mondo, giunse sulle rive di un lago. Chiese ad un barcaiolo di portarlo a fare una passeggiata sul lago con la sua barchetta. Il brav'uomo accettò. Quando furono lontani dalla riva, il professore cominciò ad interrogarlo. «Sai la storia?». «No». «Allora un quarto della tua vita è perduto». «Sai l'astronomia?». «No». «Allora due quarti della tua vita sono perduti». «Sai la filosofia?». «No». «Allora tre quarti della tua vita sono perduti». All'improvviso prese ad infuriare una tremenda tempesta. La barchetta, in mezzo al lago, veniva sballottata come un guscio di noce. Gridando sopra il ruggito del vento, il barcaiolo si rivolse al professore. «Sa nuotare?». «No», rispose il professore. «Allora tutta la sua vita è perduta!». Ci sono tante strade, di solito belle e seducenti, che portano alla morte. Una sola è la strada della vita. Quella di Dio. Non perdere mai di vista ciò che è veramente essenziale.
Bruno Ferrero


Le Vostre Opinioni

Per esprimere consigli, opinioni...contattateci all'indirizzo e-mail:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

LETTERA DI PROMOZIONE RELIGIOSA CRISTIANA

Centro Culturale Giacomo Alberione
Via III Febbraio 1831, n. 7 - 41121 Modena
Tel. 059.236853 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.centroalberionemodena.it

Se non vuoi più ricevere questa newsletter clicca Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Dove Siamo

I nostri amici

   

Contatti

Indirizzo

Via III Febbraio 1831, 7, 41121 Modena MO

Telefono
+39 3756848590
Email

info@centroalberionemodena.it

Eventi

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter

Contattaci