Disegno di Sergio Toppi

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

In questi giorni tutti abbiamo un po' paura, e quando diciamo «corona» non pensiamo più ai Re o alle Regine, ma ai virus. Tappati in casa dalle Ordinanze Regionali e dal Ministero della salute, ci muoviamo con difficoltà tra gli scatoloni di viveri che, almeno qui al Nord, abbiamo accumulato in casa svuotando i supermercati. I frigoriferi e i freezer sono diventati improvvisamente piccoli. L'accaparramento del cibo, in teoria, dovrebbe tutelarci da ogni evenienza apocalittica. Alcuni buontemponi ne sono sicuri. Altri dicono addirittura che lo svuotamento dei grandi magazzini rilancerà i consumi, e con ciò risalirà la produzione, e quindi tutta l'economia riprenderà fiato. Sarà pure così, ma a noi il coronavirus fa venire l'affanno. «Infatti, è proprio cosi!», sbotta il Gallo del mattino. Il pennuto sembrava scomparso nei giorni scorsi, ed ora spunta appollaiato sulla cornice di uno dei quatto Papi affissi nella sagrestia di San Domenico a Modena. «Scendi da lassù. Sei sulla testa di un Papa famoso e santo, ovvero sei sulla capoccia di San Pio V. Vieni giù». Poi, per metterlo in imbarazzo, gli butto addosso una spruzzatina di ricordi storici. «Devi sapere che Antonio Ghisleri (1504-1572), frate domenicano, è stato un grande papa perché, dopo lo scisma di Lutero, ha attuato la riforma della Chiesa cattolica secondo i dettami del Concilio di Trento. Fece pubblicare il nuovo Messale Romano, il Breviario e il Catechismo, adottati per oltre tre secoli. Attuò l'aggiornamento della Bibbia in latino, la Vulgata, e riscrisse il Codice di Diritto Canonico. La storia lo ricorda, inoltre, come il vincitore della battaglia di Lepanto contro la flotta turca (7 ottobre 1571). La vittoria dei cristiani sui mussulmani egli l'attribui alla Vergine Santissima, Auxilium Cristianorum (aiuto dei cristiani). La festa del Rosario, il 7 ottobre, fa memoria di quell'evento ancora oggi». Mentre ci avviamo insieme verso la redazione, il Gallo riprende il suo discorso da economista. «Sono convinto che gran parte del cibo accumulato verrà buttato via, e quindi sarà stato uno spreco e non un rilancio dei consumi». Lo lascio parlare. Mi convince di un fatto evidente: il contagio del coronavirus non riguarda gli animali ma gli uomini, che ancor prima di ammalarsi perdono la bussola. «Perché ti eri rifugiato nella Chiesa di San Domenico?», gli domando per cambiare discorso. Mi risponde con una domanda: «Nella sagrestia di San Domenico, sulla destra, ricordi che c'è un quadro della Madonna con Bambino?». «Sì, è una copia dell'immagine di Maria ausiliatrice della Chiesa modenese, l'originale si trova nella Chiesa di San Giorgio, qui, a due passi». «Bravo. E quale santo ha dato forte impulso alla devozione alla Madonna con la recita del Rosario?». Lo sanno tutti: «San Domenico». «Due più due fa quattro. Contro gli incubi del corona-virus, io consiglio agli umani la corona del Rosario. Per la salute lasciamo fare ai medici». Così parò il Gallo del mattino.

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«Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato».
Gesù viene presentato come il nuovo Adamo che, contrariamente al primo, resiste alla tentazione. Ma egli è anche il rappresentante del nuovo Israele che, contrariamente al popolo di Dio durante la traversata del deserto che durò quarant’anni, rimette radicalmente la sua vita nelle mani di Dio - mentre il popolo regolarmente rifiutava di essere condotto da Dio. In ognuno dei tre tentativi di seduzione, si tratta della fiducia in Dio. Si dice, nel Deuteronomio (Dt 6,4): “Ascolta, Israele: Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. Significa esigere che Dio sia il solo ad essere amato da Israele, il solo di cui fidarsi. Ciò significa anche rinunciare alla propria potenza, a “diventare come Dio” (Gen 3,5). A tre riprese, Satana tenta Gesù a servirsi del suo potere: della sua facoltà di fare miracoli (v. 3), della potenza della sua fede che pretenderebbe obbligare Dio (v. 6), della dominazione del mondo sottomettendosi a Satana e al suo governo di violenza (v. 9). Gesù resiste perché Dio è nel cuore della sua esistenza, perché egli vive grazie alla sua parola (v. 4), perché egli ha talmente fiducia in lui che non vuole attentare alla sua sovranità né alla sua libertà (v. 7), perché egli sa di essere impegnato esclusivamente a servirlo (v. 10).

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4,1-11)

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Dalla Parola del giorno
«Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Ritrovare il centro
Mi commuove trovare nella prima domenica di quaresima il Vangelo delle tentazioni. Mi commuove sapere che Gesù ha scelto la nostra umanità, solidale fino in fondo alle nostre fragilità, persino nell'esperienza delle tentazioni. Mi commuove, mi fa bene ricordare che anche Gesù è stato tentato, che anche la vita del Rabbì di Nazareth è stata segnata dalla lotta contro il male. Niente da stupirmi, allora, se anche oggi lotterò contro la tentazione, contro il male che vuole strapparmi dal cuore il desiderio di Dio, che vuole inquinare la Parola e ubriacarmi di aceto facendolo passare per vino buono. Questa quaresima che si apre davanti a noi ci porta nel deserto, in compagnia di Gesù, per lottare contro le tentazioni, per dire delle parole di autenticità sulla nostra vita. Condotti dallo Spirito nel deserto lotteremo per quaranta giorni contro le nostre miopie, impareremo a dare nome alle povertà che ci abitano, a riprenderci dalle anestesie che ci rendono insensibili a tutto, ci metteremo in cammino - agili e leggeri - per correre con Maria incontro al Risorto. In questo cammino sono tre le parole che ci aiutano ad orientarci. Primo: il digiuno. Digiuno per sentire la fame, per scoprire che non basto a me stesso e che il mio egoismo non può nutrirmi. Digiuno per imparare a dire dei "no" che mi aprono a dei "sì" che allargano il cuore, che mi introducono in nuove relazioni, che mi sottraggono alle mie abitudini pigre e insaziabili. Oltre al digiuno dal cibo - necessario e insostituibile - ci sono molte altri terreni in cui sperimentarsi, ognuno si scelga quello più urgente nel suo cammino spirituale. Mi permetto solo di consigliare un po' a tutti il digiuno dal pettegolezzo, per imparare a guardare l'altro così come lo guarda Dio. Secondo: la preghiera. Pregare per trovare uno spazio quotidiano di deserto e riconoscere la nostra totale appartenenza a Dio. Spegnere il cellulare, cercare un po' di silenzio abitato dallo Spirito e aprire la Bibbia per provare a leggere un Vangelo dall'inizio alla fine o gustare la bellezza dei Salmi. L'importante è non aver fretta, leggere con calma e lasciare che le parole scendano nel cuore. Terzo: la carità. Carità per ricordarci che la fede deve cambiare anche le nostre mani e i nostri piedi. Carità non significa dare quello che avanza o che non serve più, ma stare attenti ai bisogni dell'altro, condividere i doni che ho ricevuto, non chiudermi nel possesso che ammuffisce le ricchezze del cuore. Di certo non mancano le proposte per vivere esperienze concrete di carità, scegliamone una e rimaniamone fedeli. Ma non dimentichiamoci che la carità più urgente e capace di contagio, è quella della quotidianità, tra le mura domestiche, nella scuola, nel lavoro e pure nel tempo libero... Coraggio, cari amici! Questi quaranta giorni siano una lotta contro le menzogne e le piccolezze delle nostra vita, un ricentramento della nostra esistenza su ciò che davvero conta e ha valore, un balzo energico e discreto per sfuggire alle sepolcrali e inconsistenti nuove divinità d'Occidente.

Buona settimana
don Roberto Seregni

Aiutami, Signore, anche nelle situazioni più spicciole della vita, a riconoscere la tattica del Maligno che si presenta nelle vesti innocenti di una proposta alternativa e migliore a quella che avverto essere la tua volontà. E donami la forza di restare ancorato a te.
Nel deserto della nostra vita troveremo anche tante seduzioni che ci tentano in modo amichevole di portarci fuori strada, come è successo a Gesù. Non è un cammino facile, lo sappiamo fin da subito, ma è un cammino che alla fine ci mostrerà il vero volto di Dio e il nostro vero volto, facendoci sperimentare la forza che abbiamo dentro nonostante tutto. Gesù ha vinto le seduzioni del diavolo e questa sua vittoria è motivo di speranza anche per noi, continuamente tentati dalle strade non evangeliche della ricchezza, della violenza, della sopraffazione del prossimo. Noi siamo preziosi per Dio, più di tutto quello che luccica nel mondo. La nostra umanità, segnata dal peccato e del limite, vale quanto vale Dio stesso. Gesù che allontana il diavolo, lo fa anche per me e pur potendo salire in alto e dominare il mondo, rimane al mio fianco, nel mio deserto.

Disegno di Sergio Toppi

Ti benedico, o Signore, perchè hai adempiuto le tue promesse annunciate ai profeti. Ti benedico, o Spirito Santo, disceso in Maria; ti benedico o Figlio divino, che ti sei incarnato, per stabilire sulla terra il regno della verità, della santità e della grazia. Adoro questo mistero di potenza e di amore. Ecco la salvezza per tutti i popoli (Preghiere, p.241).

«Quaresima è un tempo di combattimento, un tempo di combattimento spirituale contro lo spirito del male (cfr Orazione colletta del Mercoledì delle Ceneri). E mentre attraversiamo il “deserto” quaresimale, noi teniamo lo sguardo rivolto alla Pasqua, che è la vittoria definitiva di Gesù contro il Maligno, contro il peccato e contro la morte. Ecco allora il significato di questa prima domenica di Quaresima: rimetterci decisamente sulla strada di Gesù, la strada che conduce alla vita. Guardare Gesù, cosa ha fatto Gesù, e andare con Lui. Allora entriamo nel deserto senza paura, perché non siamo soli: siamo con Gesù, con il Padre e con lo Spirito Santo. Anzi, come fu per Gesù, è proprio lo Spirito Santo che ci guida nel cammino quaresimale, quello stesso Spirito sceso su Gesù e che ci è stato donato nel Battesimo. La Quaresima, perciò, è un tempo propizio che deve condurci a prendere sempre più coscienza di quanto lo Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo, ha operato e può operare in noi».

All’Angelus - Piazza San Pietro - I Domenica di Quaresima, 22 febbraio 2015

I giorni perduti (D. Buzzanti)

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali. Kazirra si avvicinò all'uomo e gli chiese: "Ti ho visto portare fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?". Quello lo guardò e sorrise: "Ne ho ancora tante sul camion, da buttare. Non sai? sono i tuoi giorni perduti. Li aspettavi vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, infatti, ancora gonfi. E adesso...". Kazirra guardò. Formavano un gruppo immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una domenica e tutti che andavano a messa, ma lui preferiva guardare la tv. Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne aprì un terzo: c’erano dei suoi amici che bestemmiavano e si prendevano gioco dei cristiani e lui che per quieto vivere faceva lo stesso. Si sentì stringere il petto e la bocca dello stomaco. Boccheggiò. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. "Signore - gridò Kazirra - mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole". Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per dire che era troppo tardi. Poi svanì nell'aria. E l'ombra della notte scendeva.

Che il Signore ci aiuti a non sprecare le tante occasioni che ci da ogni giorno per amarlo e donarci agli altri!

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